Mala tempora currunt…

Lug 25 • L'editoriale • 2559 Views • Commenti disabilitati su Mala tempora currunt…

Eros N. Mellini

Eros N. Mellini

 

… sed peiora parantur (Corrono tempi cattivi, ma se ne preparano di peggiori).

La piuttosto pessimistica frase di Cicerone non è forse la più indicata per festeggiare il 1° agosto, una ricorrenza che dovrebbe essere gioiosa e fonte d’orgoglio e di gratitudine al destino che ci ha fatto nascere in un paese benedetto dagli Dei.

Ma è ancora così?

Certo, in confronto ai paesi che ci circondano – o addirittura al resto del mondo – la Svizzera è ancora privilegiata, ma esclusivamente perché ancora gode di una ricchezza e di un benessere creato da antenati di ben altra tempra rispetto ai pronipoti di oggi, i quali hanno sì ereditato un patrimonio considerevole ma, non essendo sorretti da una spina dorsale adeguata, lo stanno dilapidando sconsideratamente. E non parlo solo di vil denaro, bensì anche dei valori che hanno reso il nostro paese rispettato e invidiato in tutto il mondo: serietà, disciplina, correttezza, ma anche fierezza, orgoglio nazionale e consapevolezza che il primo rango nella classifica mondiale non è un regalo caduto dal cielo, bensì bisogna conquistarlo con volontà, sacrifici e duro lavoro.

Oggi non è più così! Conscia della verità di quest’ultimo assioma, una buona parte della Berna federale – quella tendente a sinistra, ovviamente – tenta da anni, purtroppo con un certo successo, di inculcare nella popolazione il principio che “siamo anche noi come gli altri”, che tentare di essere e di mantenersi “migliori degli altri” sia una grave colpa di cui vergognarsi.

Ed eccoli allora a fare di tutto per livellarci verso il basso, svendendo tutto quanto caratterizza la “qualità svizzera”, dal sistema bancario al diritto fiscale, dalla neutralità al dispositivo di difesa delle nostre frontiere, passando per la gestione autonoma dell’immigrazione e al diritto politico di concedere o no la cittadinanza svizzera. Il segreto bancario l’abbiamo già tolto per gli stranieri e la ministra che occupa il seggio del Dipartimento delle finanze nonostante un consenso elettorale del 5% scarso, vorrebbe toglierlo anche per i residenti. In diritto fiscale, se lo scambio automatico d’informazioni non è ancora del tutto in vigore, è solo perché gli USA sono in ritardo con l’avallo dell’accordo, ma ciò non toglie che parecchie informazioni confidenziali siano già state passate agli squali del fisco americano. La neutralità l’abbiamo in buona parte mandata a farsi benedire, aderendo all’ONU e partecipando a interventi all’estero con il nostro esercito. Con Schengen/Dublino, abbiamo rinunciato alla sorveglianza dei nostri confini, lasciando di fatto via libera ai turisti del crimine e ai richiedenti l’asilo fasulli. Infine, quello che era l’atto politico della concessione della cittadinanza, è stato trasformato – per colpevole iniziativa del Tribunale federale – in un “diritto” alla nazionalità, ossia niente di più impegnativo della licenza di pesca o del permesso di guida.

Noi stiamo molto meglio degli Stati membri dell’UE – grazie al NO popolare allo Spazio economico europeo del 6 dicembre 1992. Nell’UE ci sono economie allo sbando, crescita inesistente, tassi di disoccupazione stratosferici, eccetera – ma, paradossalmente, la Berna federale si prostra di fronte ai tromboni di Bruxelles bramando di partecipare alla bancarotta che si sta delineando su questo colosso. Colosso che ancora qualche anno fa aveva i piedi d’argilla, ma dopo l’introduzione dell’Euro e le crisi che ne sono derivate per i paesi economicamente più deboli, le sue estremità inferiori non hanno più ormai nemmeno la consistenza di una robiola o di una mozzarella di bufala.

Siamo all’ultima spiaggia

Se il 1° agosto è un’occasione per riflettere sulla nostra storia, è opportuno renderci conto che dobbiamo reagire, sempreché non sia già troppo tardi. Non possiamo permettere agli euroforici di sinistra – che hanno l’adesione all’UE quale obiettivo nel loro programma politico – di farci salire sul Titanic. E l’UE è un Titanic cui non è nemmeno necessario l’iceberg per affondare. Oltretutto,

assolutamente incompatibile con la democrazia diretta svizzera, altra preziosa prerogativa cui ci si vorrebbe far rinunciare.

L’occasione per reagire l’avremo con il nuovo accordo-quadro sull’integrazione istituzionale della Svizzera nelle strutture dell’UE, che si sta attualmente negoziando fra Berna e Bruxelles. Ci diranno: “ma in fondo è solo un ulteriore accordo bilaterale…”. Ma non è così. Le sue conseguenze saranno fatali. Se verrà adottato tale accordo, sarà veramente la fine della Svizzera quale Stato autonomo e sovrano.

Noi non possiamo permetterlo e, per opporci con successo a questo vero e proprio tradimento da parte della Berna federale, dobbiamo essere pronti a lanciare il referendum non appena l’accordo avrà passato l’iter parlamentare.

Il Comitato “NO alla strisciante adesione all’UE” è già al lavoro. L’adesione è forte anche dal Ticino, per cui si è deciso di fondare una sezione cantonale del comitato di sostegno. E quale data più significativa del 1° agosto per avviare un’azione di questa portata storica e politica? Quindi, se vi è cara la Svizzera, tutti a forte Mondascia (Biasca) alle ore 10.00 per dare il via alla battaglia sul fronte ticinese.

Fra tanti fattori negativi che la politica ci ha portato negli ultimi anni, finalmente uno sprazzo di luce, un focherello che merita di essere alimentato fino a diventare un falò per celebrare, con il 1° agosto, anche la ripresa del timone da parte del popolo elvetico.

Affinché negli anni a venire, il 1° agosto ci sia ancora sempre qualcosa da festeggiare.

 

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