L’UDC deposita un intervento parlamentare per risolvere il problema “too big to fail”
Il gruppo UDC ha depositato oggi una mozione che affronta efficacemente il problema tuttora irrisolto delle crisi bancarie che possono provocare il crollo di tutta l’economia nazionale. Si tratta di un elemento essenziale per la sicurezza del paese.
È importante per la sicurezza del paese che non esistano imprese troppo grandi per poter essere abbandonate alla propria sorte in caso di crisi (too big to fail). Sono state prese sì molte misure in questi ultimi anni per ridurre i rischi derivanti da una crisi bancaria, tuttavia una banca determinante per il funzionamento del sistema rischia sempre, in caso di gravi difficoltà, di trascinare nel crollo tutta l’economia nazionale, tanto che lo Stato sarà costretto a intervenire per salvarla. Nel peggiore dei casi, tale situazione potrebbe sfociare in una bancarotta dello Stato. Inoltre, le misure previste per i casi d’urgenza (svolgimento regolato della messa in fallimento) non sono sufficienti, in particolare se il caso ha un carattere internazionale. Lo Stato deve perciò regolare una volta per tutte il problema “too big to fail”. La mozione dell’UDC chiede in particolare che le banche determinanti per il sistema siano costrette a separare i settori della gestione di patrimoni e di affari da una parte, e del commercio d’istrumenti finanziari a proprio nome dall’altra. Il Consiglio federale è incaricato di risolvere il problema “too big to fail” per le banche d’importanza sistemica applicando i princìpi seguenti:
- le banche di gestione di patrimoni e d’affari da una parte, e le banche attive nel commercio di titoli a proprio nome dall’altra, devono per principio essere separate;
- le banche di gestione di patrimoni e d’affari agiscono nel settore del risparmio, del credito, del commercio e della gestione di patrimoni;
- le banche di gestione di patrimoni e d’affari non hanno il diritto di praticare il commercio di strumenti finanziari a proprio nome, ma possono emettere azioni e obbligazioni classiche, come pure dei riconoscimenti di debito della Confederazione, dei cantoni e dei comuni;
- le banche svizzere di gestione di patrimoni e d’affari non hanno il diritto d’intrattenere relazioni d’affari in termini di credito con le loro filiali svizzere e straniere che praticano il commercio di strumenti finanziari a proprio nome;
- La quota-parte di fondi propri non ponderata delle banche di gestione di patrimoni e d’affari deve essere portata al 6% nello spazio di due anni. Scaduto questo termine, si valuterà la necessità di un aumento supplementare.
Succede che fra gli altri partiti politici, solo il PS ha compreso l’urgenza di questa problematica. I due partiti hanno perciò avuto dei colloqui per cercare assieme delle soluzioni. Un’intesa è stata raggiunta sui punti da 1 a 4 della mozione, tanto che i due partiti si sosterranno su questi punti. Trattandosi di fondi propri, l’UDC e il PS si sono unicamente messi d’accordo sul fatto che si tratta di esigere una quota-parte di fondi propri non ponderata. Per contro, nessun accordo ha potuto essere trovato sull’ammontare dei fondi propri. La posizione del PS si basa su delle idee irrealistiche e su dei montanti irraggiungibili nella pratica.
Berna, 19 settembre 2013
« Il gruppo UDC s’oppone con determinazione all’iniziativa sui salari minimi Le denuncie del popolo dei social network »