L’Oasi felice UE

Lug 9 • L'opinione, Prima Pagina • 1882 Views • Commenti disabilitati su L’Oasi felice UE

Dr. Francesco Mendolia

Dr. Francesco Mendolia

Diverse reazioni mediatiche dopo Brexit

La Svizzera non è membro dell’Unione Europea, non ha assolutamente voglia di entrarci eppure apre una linea verde per i suoi abitanti che vogliono avere informazioni… sulla Brexit.

Il numero della helpline è 0 800 24-7-365.

Questa “helpline” è attiva sette giorni su sette, 24 ore su 24. Malgrado la decisione del Regno Unito di uscire, le regole adesso in vigore continuano ad applicarsi alle aziende e ai cittadini svizzeri; in altri termini, niente cambia per il momento”, indica il ministero.

 

Il mondo dopo il Brexit

L’amministrazione statunitense ha accolto negativamente il Brexit, per ragioni meramente strategiche. Fin qui il Regno Unito ha rappresentato una testa di ponte americana nell’Unione Europea. Un alleato in termini di regolamenti commerciali e sanzioni, capace di bilanciare l’influenza della coppia franco-tedesca e contribuire alla postura anti-russa dell’architettura comunitaria.

Ora a rappresentare le istanze americane all’interno della UE restano soprattutto i paesi baltici, la Polonia e la Romania.

Inoltre il Brexit potrebbe innescare un effetto domino che condurrà alla definitiva disintegrazione dello spazio comunitario. Scenario assai temuto dalla superpotenza, per la quale è più semplice gestire un continente formalmente unito e imporre le proprie priorità attraverso il voto della maggioranza piuttosto che trattare con ogni singola nazione, caso per caso.

Infine, il Brexit potrebbe determinare in futuro la secessione di Scozia e Irlanda del Nord, con conseguenze negative sulla tenuta delle Forze armate britanniche, storico e valido partner militare degli Stati Uniti.

Se ne va dall’UE uno dei paesi più contrari a un riavvicinamento con la Russia, ci scrive Mauro De Bonis:

Dall’Unione Europea si tira fuori uno dei più agguerriti nemici della Russia di Putin. Un punto di riferimento per altri paesi comunitari russofobi.

Ampiamente utilizzato in campagna elettorale, lo spauracchio russo non è bastato per impaurire l’opinione pubblica britannica contro i rischi dell’uscita. Da Londra il ministro degli Esteri Hammond aveva ammonito: “l’unico paese che ci vuole fuori è la Russia”. Oggi, al suo omologo britannico sicuro che Mosca tirerà un sospiro di sollievo ha risposto Lavrov, etichettandolo come un “caso clinico”. Poco dopo si è espresso anche Putin: “il risultato del referendum avrà senz’altro conseguenze per il mondo e per noi.”

In questi mesi la Russia si è sapientemente tenuta a distanza dallo scontro referendario, attenta a non commentare i mille e uno scenari proposti su quale risultato fosse più vantaggioso per lei. Uno di questi è stato: Londra fuori? Allora via le sanzioni, meno influenza USA su Bruxelles, NATO più debole. O l’esatto contrario.

Segnali che certificano incertezza sul futuro di un’Europa così importante per Mosca sia in termini economici che di sicurezza. Un’Unione vigorosamente schierata contro una fantomatica rinata aggressività russa. Un’Unione che adesso dovrà necessariamente ripensarsi e imbastire un nuovo e più pragmatico dialogo con Mosca. Il rischio è che dubbi e confusione possano generare ulteriore ostilità.

La Cina rispetta la scelta del popolo britannico, come ha detto il suo ministro degli Esteri. Ma il Brexit avrà non poche conseguenze per gli interessi di Pechino, ha scritto Giorgio Cuscito su Limesonline:

La Repubblica Popolare vuole servirsi della City di Londra – tra i più importanti hub finanziari al mondo – nell’ambito della strategia per l’internazionalizzazione del renminbi (o yuan).

A tal fine, Pechino ha emesso titoli del Tesoro cinesi nella capitale inglese, dove a breve la China Foreign Exchange Trade System (sussidiaria della Banca centrale cinese che si occupa di mercato obbligazionario e valutario interbancario) aprirà una filiale. Londra è diventata il 2° centro più importante al mondo dopo Hong Kong per la vendita di yuan.

L’internazionalizzazione del renminbi consentirebbe alla Cina di diventare una potenza anche sul piano finanziario. Come ha detto il Maggiore Generale dell’Esercito popolare di liberazione Qiao Liang, essa “non avrebbe un significato esclusivamente monetario. Rappresenterebbe anche il volano della politica delle vie della seta che condurrebbe alla tripartizione tra dollaro, euro e yuan del primato valutario globale e alla divisione del mondo in tre blocchi commerciali”.

Il Brexit potrebbe scuotere i mercati finanziari e Londra potrebbe non essere più la piattaforma ideale della Cina per internazionalizzare la propria moneta.

(24/6/2016 Dario Fabbro da  Limes) , Dario

 

LONDRA – Una petizione per chiedere un nuovo referendum sulla Brexit. L’annuncio di una seconda consultazione popolare per l’indipendenza della Scozia, e la richiesta del governo scozzese di “discussioni immediate” con Bruxelles.

Continua, in Gran Bretagna, la fibrillazione politica scatenata dal voto del 24 giugno che ha decretato l’uscita dalla UE.

Petizione per nuovo referendum. La petizione per una nuova consultazione ha superato il milione di firme, 1milione e 500mila nel primo pomeriggio.

Lo si legge sul sito del governo britannico – a un certo punto è andato in tilt a causa dei troppi accessi – dove sono pubblicate tutte le petizioni che poi vengono sottoposte alla commissione incaricata di valutarle per eventualmente sottoporle al Parlamento. I firmatari chiedono la promulgazione di una nuova legge che prescriva la ripetizione del referendum in caso di un risultato con un margine di vantaggio del ‘Leave’ o del ‘Remain’ inferiore al 60%. E che abbia come condizione minima un’affluenza alle urne non inferiore al 75%. Le petizioni inviate al governo e al parlamento che raccolgono almeno 100mila firme vanno automaticamente considerate per un dibattito parlamentare.

(da L’Espresso. Alberto 25/6/2016, Antonietta Demurtas 24/6/2016)

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