L’ennesima presa per i fondelli
Iniziativa contro l’immigrazione di massa
(enm) Il Consiglio federale ha presentato le sue proposte per l’applicazione dell’iniziativa popolare contro l’immigrazione di massa, accettata da popolo e cantoni lo scorso 9 febbraio. L’articolo costituzionale approvato recita:
“Art. 121 rubrica (nuova)
Legislazione sugli stranieri e sull’asilo
Art. 121a (nuovo) Regolazione dell’immigrazione
1 La Svizzera gestisce autonomamente l’immigrazione degli stranieri.
2 Il numero di permessi di dimora per stranieri in Svizzera è limitato da tetti massimi annuali e contingenti annuali. I tetti massimi valgono per tutti i permessi rilasciati in virtù del diritto degli stranieri, settore dell’asilo incluso. Il diritto al soggiorno duraturo, al ricongiungimento familiare e alle prestazioni sociali può essere limitato.
3 I tetti massimi annuali e i contingenti annuali per gli stranieri che esercitano un’attività lucrativa devono essere stabiliti in funzione degli interessi globali dell’economia svizzera e nel rispetto del principio di preferenza agli Svizzeri; essi devono comprendere anche i frontalieri. Criteri determinanti per il rilascio del permesso di dimora sono in particolare la domanda di un datore di lavoro, la capacità d’integrazione e una base esistenziale sufficiente e autonoma.
4 Non possono essere conclusi trattati internazionali che contraddicono al presente articolo.
5 La legge disciplina i particolari.
II
Le disposizioni transitorie della Costituzione federale sono modificate come segue:
Art. 197 n. 9 (nuovo)
9. Disposizione transitoria dell’art. 121a (Regolazione dell‘immigrazione)
1 I trattati internazionali che contraddicono all’articolo 121a devono essere rinegoziati e adeguati entro tre anni dall’accettazione di detto articolo da parte del Popolo e dei Cantoni.
2 Se la legislazione d’esecuzione relativa all’articolo 121a non è entrata in vigore entro tre anni dall’accettazione di detto articolo da parte del Popolo e dei Cantoni, il Consiglio federale emana provvisoriamente le disposizioni d’esecuzione in via d’ordinanza.”
Quando abbiamo lanciato l’iniziativa – e durante la campagna l’abbiamo più volte ribadito – il concetto sembrava chiaro: la libera circolazione delle persone è, quali che possano essere le reazioni dell’UE, di fatto abrogata. La Svizzera deve riprendere in mano una gestione autonoma e razionale dell’immigrazione, al fine di limitare quest’ultima allo stretto necessario per coprire il proprio fabbisogno.
Ora, il Consiglio federale propone un progetto che:
a. deroga dal contingentamento i permessi di breve durata fino a quattro mesi;
b. senza dirlo esplicitamente, è subordinato al beneplacito di Bruxelles, il cui NO è peraltro scontato, quando non addirittura auspicato dallo stesso Consiglio federale;
c. non prevede alcun effetto retroattivo, per cui il fenomeno dell’eccessivo frontalierato – che, assieme a quello dei padroncini, è quello più devastante per la manodopera ticinese – continuerà ad aggravarsi fino all’eventuale entrata in vigore della legge.
Capo primo, di fronte alla peraltro chiara esigenza dell’articolo costituzionale “I tetti massimi valgonoper tutti i permessi rilasciati in virtù del diritto degli stranieri”, qualcuno ci spiega perché la legge d’applicazione debba permettersi di derogare dalla norma esentando dal contingentamento i permessi di durata inferiore ai quattro mesi, quando una delle grandi tare emersa con la libera circolazione delle persone – perlomeno per quanto riguarda il nostro Cantone – è proprio quella dei permessi fino a tre mesi? Con questa proposta, non un solo padroncino vedrà ostacolata la sua attività che, per i nostri artigiani, costituisce una concorrenza sleale e pericolosa.
Secondo, “Non possono essere conclusi trattati internazionali che contraddicono al presente articolo” e ”I trattati internazionali che contraddicono all’articolo 121a devono essere rinegoziati e adeguati” , il che implica che i trattati di cui si parla (in particolare la libera circolazione delle persone) attualmente in vigore devono essere denunciati, per essere rinegoziati con i dovuti adeguamenti. Ma anche che, qualora la controparte rifiuti di rinegoziarli e adeguarli, gli stessi vengono unilateralmente rescissi dalla Svizzera, che il Consiglio federale e l’UE lo vogliano o no! Questo significa “gestire autonomamente l’immigrazione degli stranieri” come stabilito, a far capo dal 9 febbraio 2014, dal capoverso 1 dell’articolo 121a della Costituzione federale. Basta con la pusillanime e servile sottomissione preventiva a Bruxelles. Se i nostri ministri vogliono continuare a fare gli interessi dell’UE a scapito dei nostri, che vadano a lavorare a Bruxelles (pagati dall’UE), Berna non è il loro posto.
Infine, si annuncia con altisonanza “anche i frontalieri saranno contingentati!”. Bella forza, è chiaramente e specificamente contemplato dal capoverso 3 dello stesso articolo costituzionale: ” I tetti massimi annuali e i contingenti annuali per gli stranieri che esercitano un’attività lucrativa devono essere stabiliti in funzione degli interessi globali dell’economia svizzera e nel rispetto del principio di preferenza agli Svizzeri; essi devono comprendere anche i frontalieri. È questo un punto del quale l’UDC Ticino è particolarmente fiera, dato che è stato introdotto nel testo dell’iniziativa dietro specifica richiesta fatta a suo tempo in Direttiva nazionale dal sottoscritto, a tutela degli interessi specifici del nostro Cantone.
Ma, anche qui, c’è un ma: l’effetto di questo contingentamento non è retroattivo, entrerà in vigore solo con la definitiva applicazione della nuova legge, e si può star sicuri che il Consiglio federale procrastinerà i tiramolla con l’UE fino a sfruttare il termine massimo di tre anni che, purtroppo, la disposizione transitoria introdotta nell’iniziativa gli concede. Ergo, il numero di frontalieri continuerà ad aumentare almeno fino a febbraio del 2017, magari addirittura a un ritmo più veloce, spinti dalla volontà di approfittare domani di uno status ormai acquisito e pertanto inalienabile. In altre parole, approfittiamone finché possiamo!
Insomma, la proposta del Consiglio federale è un’ennesima presa per i fondelli del popolo, da parte di una Berna federale arrogante con noi e servile verso l’UE.
Per questo è importante la riuscita dell’iniziativa di UDC Ticino “Prima i nostri” che, ancorando nella nostra Costituzione cantonale i princìpi del 9 febbraio, permetterà al nostro Cantone, a dispetto delle manovre indegne di Berna, di arginare un fenomeno che tocca il Ticino più di qualsiasi altra regione.
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