L’accordo di libera circolazione delle persone è la causa della forte e persistente immigrazione
Un’analisi dettagliata dell’“11° rapporto dell’osservatorio della libera circolazione delle persone Svizzera-UE” pubblicato il 23 giugno 2014 dal Segretariato di Stato all’economia, conferma i timori espressi dall’UDC per ciò che riguarda l’immigrazione: La pressione migratoria sulla Svizzera si mantiene nonostante il deterioramento della situazione economica; l’immigrazione ha luogo innanzitutto nei settori vicini allo Stato e non orientati sull’esportazione; infine, la Svizzera registra uno dei tassi d’immigrazione netti per abitante più elevati al mondo.
Secondo questo rapporto, l’accordo di libera circolazione delle persone (ALCP) concluso con l’UE è la causa primaria dell’immigrazione forte e persistente che la Svizzera sta subendo: “Fra il 1991 e il 2001 (…) la Svizzera contava un numero d’immigranti provenienti dagli Stati dell’UE-27/AELS12, quasi uguale a quello degli emigrati, per cui il saldo globale positivo era imputabile esclusivamente all’immigrazione di persone provenienti da Stati terzi.” È perciò evidente, per l’UDC, che una riduzione effettiva dell’immigrazione non può essere ottenuta che includendo i paesi UE/AELS nelle misure restrittive, quindi aprendo nuovi negoziati sull’accordo di libera circolazione delle persone. Il rapporto fa luce anche su altri settori, come quello dei frontalieri: “Il forte aumento del numero di frontalieri ha provocato [durante la prima fase dell’ALCP] una diminuzione dell’impiego nella popolazione residente.” Infine, il rapporto dell’osservatorio del SECO conferma che la forte immigrazione aumenta la pressione sulle istituzioni sociali. Sempre più cittadini UE/AELS percepiscono delle prestazioni dell’assicurazione-disoccupazione e l’AVS prende ogni anno delle migliaia di impegni di rendite senza che il loro finanziamento sia assicurato. Anche il numero di beneficiari di prestazioni complementari dell’AVS cresce rapidamente.
L’UDC s’attende dal Consiglio federale che prenda finalmente delle misure efficaci per attenuare i problemi causati dall’immigrazione. L’attendismo e i bricolage devono cessare e lasciare il posto a una strategia coerente che tocchi l’immigrazione in Svizzera, i rapporti con l’UE e alla garanzia a lungo termine delle istituzioni sociali.
Le conclusioni del rapporto SECO
Le otto principali conclusioni del rapporto di oltre 100 pagine pubblicato dall’Osservatorio del SECO sono riassunte qui di seguito:
Citazioni dal rapporto dell’Osservatorio del SECO | Commenti |
1. Aumento della migrazione, nonostante il deterioramento della situazione economica: “I paesi europei del sud toccati dalla crisi dell’euro, in particolare Portogallo, Italia e Spagna, hanno costituito in questi ultimi tempi la maggior parte dell’immigrazione. Con la progressiva apertura del mercato del lavoro ai nove nuovi Stati membri dell’Europa dell’Est, l’immigrazione di provenienza di questa regione ha continuato ad aumentare in questi ultimi anni.” (pagina 5) | L’afflusso d’immigranti continua soprattutto in periodi di stagnazione economica. A fine luglio 2015, quasi 2 milioni di straniere e stranieri vivevano in Svizzera. Durante il primo semestre del 2015, l’immigrazione netta ha raggiunto le 35’000 persone (popolazione residente), nonostante delle prime tendenze di recessione. L’UDC esige l’applicazione rigorosa dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, affinché la Svizzera possa di nuovo gestire autonomamente l’immigrazione sul suo territorio. |
2. L’accordo di libera circolazione è la causa dell’immigrazione di massa: “Fra il 1991 e il 2001, l’immigrazione netta della popolazione straniera ammontava di media a +26’400 persone l’anno. Nel corso di questo periodo, la Svizzera contava quasi altrettanti immigrati di provenienza UE-27/AELS quanti erano gli emigrati, per cui il saldo positivo era esclusivamente imputabile all’immigrazione di persone provenienti da Stati terzi.” (pagina 16) | Una volta, il saldo migratorio con gli Stati UE27/AELS era pari a zero. Oggi, la maggior parte degli immigranti provengono da questi paesi. Occorre perciò che i tetti massimi e i contingenti siano imposti anche agli immigranti provenienti dall’UE/AELS. |
3. Immigrazione nei settori dello Stato e non dell’esportazione: “Fra il 2003 e il 2014, l’impiego è aumentato essenzialmente nei settori del mercato interno, in particolare in quello dei settori cosiddetti “vicini allo Stato”, quali la salute, l’amministrazione pubblica e l’insegnamento.” (pagina 44) | Invece di lavorare per l’economia privata e per l’esportazione, gli immigranti preferiscono degli impieghi in aziende vicine allo Stato, o direttamente nelle amministrazioni pubbliche, dove i licenziamenti sono rari e i salari sono garantiti. La preferenza nazionale garantirebbe che la priorità sia data alle Svizzere e agli Svizzeri. |
4. L’UE ignora la situazione della Svizzera: “Per rapporto agli altri paesi dell’OCSE, la Svizzera presenta uno dei tassi d’immigrazione netti più elevati per abitante.” (pagina 27) | La Germania e la Francia, i due paesi più grandi dell’UE, registrano un’immigrazione molto più bassa della Svizzera. Le critiche lanciate dall’UE contro la decisione presa democraticamente dalle Svizzere e dagli Svizzeri a favore di un controllo dell’immigrazione, testimoniano soprattutto l’ignoranza di questi ambienti nei confronti della reale situazione in Svizzera. |
5. Esplosione del numero di frontalieri: “In termini assoluti, il numero di frontalieri è cresciuto dai 144’000 del 1995 ai 291’000 del 2014, ossia una progressione annuale del 3,8%.” (pagina 74) | La soppressione dell’obbligo fatto ai frontalieri di rientrare ogni giorno al loro paese (2002) e delle zone frontaliere (2007), ha provocato un’esplosione del numero di frontalieri. Inoltre, molti cantoni privilegiano fiscalmente i frontalieri. Il rapporto conferma anche le informazioni provenienti dal Ticino e da altri cantoni: il crescente numero di frontalieri è vieppiù in concorrenza con le Svizzere e gli Svizzeri sul mercato del lavoro. Questa evoluzione nefasta deve assolutamente essere corretta. |
6. Aumento della disoccupazione: “Un parallelo stabilito per gruppi di nazionalità fra i premi AD versati e le prestazioni percepite nel 2013, indica che gli Svizzeri hanno pagato il 70% delle entrate dell’AD, mentre che percepiscono, mentre hanno ricevuto solo il 54% delle prestazioni.” (pagina 8) “Per il periodo 2003-2008, il tasso di disoccupazione dei cittadini di UE/AELS è stato del 33% superiore alla media, contro il 45% durante il periodo 2009-2014.” (pagina 52) | L’UDC critica da anni la presa in conto da parte dell’assicurazione-disoccupazione svizzera dei periodi di pagamento dei premi all’estero (principio della totalizzazione). Da questo cambiamento di prassi, le prestazioni per disoccupazione ai cittadini UE/AELS non smettono di aumentare. Altri cambiamenti a scapito dell’AD sono stati introdotti dopo la fine dei periodi di transizione (2012). I costi provocati dagli stranieri nell’assicurazione-disoccupazione non smetteranno di aumentare. |
7. Aumento dei costi dell’AVS: “I versamenti di premi (degli immigranti) generano a lungo termine dei diritti al pensionamento che peseranno sull’AVS fra 30 o 40 anni.” (pagine 7-8) “Grazie all’immigrazione proveniente dall’UE/AELS, il problema del finanziamento dell’AVS ha potuto essere rinviato a ulteriore data.” (pagina 94) | L’UDC ha sempre rilevato che la dichiarazione del Consiglio federale secondo cui l’immigrazione permette di risanare le nostre istituzioni sociali, testimoniava soprattutto di una visione molto miope delle cose. In realtà, l’immigrazione di massa rinvia soltanto i problemi a più tardi, aggravandoli massicciamente, perché fra 30 o 40 anni anche gli immigranti vorranno beneficiare della previdenza-vecchiaia svizzera. |
8. Il numero di stranieri a beneficio di prestazioni complementari aumenta rapidamente: “Il numero di beneficiari di prestazioni complementari sta registrando una sensibile crescita da diversi anni.” (pagina 96) | Sempre più stranieri percepiscono delle prestazioni complementari perché quelle dell’AVS e/o dell’AI non bastano. Mentre che le prestazioni complementari versate agli stranieri ammontavano ancora a 200 milioni nel 1993, oggi s’avvicinano al miliardo. L’UDC chiede che la riforma del sistema delle prestazioni complementari, annunciata inizialmente per il 2014, sia intrapresa nel più breve tempo possibile. |
Thomas Aeschi, consigliere nazionale, Baar (ZG)
Berna, 28 luglio 2015
« Rahmenabkommen mit EU würde Berufsbildung zerstören EU-Freizügigkeitsabkommen verantwortlich für anhaltend hohe Einwanderung »