La prima ed inutile ripicca dell’UE: la Svizzera fuori da Erasmus+
Dopo il 9 febbraio era quasi normale attendersi dalla dittatura dell’Unione Europea delle ripicche alla Svizzera per il SÌ a “Stop all’immigrazione di massa”, ma che facessero un tale errore era quasi impensabile!
La “democratica” UE ha infatti deciso di tagliarci fuori da “Erasmus+” e “Horizon 2020”, progetti che danno possibilità agli studenti dei paesi che vi hanno aderito, di poter studiare e formarsi all’estero.
Naturalmente funzionari, rappresentanti di associazioni e organizzazioni non hanno mancato di dipingere il tutto come una tragedia greca, degna di Euripide, ma la realtà dei fatti è che dal 2012 Erasmus non ha più soldi!
Infatti da due anni le casse del fondo sociale per questo progetto sono vuote, tanto che anche altri programmi europei a lungo termine sono a rischio, a meno che gli Stati europei ed extraeuropei che vi sono legati continuino a elargire denaro; cosa che ovviamente la Svizzera ha fatto e anche profumatamente!
Questo aspetto però viene beatamente tralasciato nei vari articoli, puntando solo sul fatto che non si potranno più fare semestri di scambio con altre università, magari anche meno quotate delle nostre.
Veniamo però ai dati: le nostre scuole accolgono attualmente circa 14’000 studenti stranieri su un totale di 84’000. Nelle università svizzere si contano addirittura ben 40’000 studenti stranieri – 30’000 sono europei – su un totale 139’000. Non è forse una prova della qualità e della grande apertura degli istituti di formazione svizzeri che attirano un così gran numero di studenti dall’estero? Ma domandiamoci quanti studenti hanno approfittato del programma Erasmus per venire in Svizzera e vedere se il santo vale la candela: dati alla mano, solo 2’963 studenti stranieri sono venuti in Svizzera approfittando di tale programma, mentre gli studenti svizzeri che hanno studiato all’estero nel medesimo quadro sono ancora meno, ovvero 2’382.
Con queste cifre, possiamo e dobbiamo continuare a fare un dramma dell’esclusione da questo mirabolante programma? Il problema però non è la qualità dell’insegnamento, il problema è questo apparente immobilismo al quale ci hanno condannato, dipinto (anche dai nostri media) come una sorta di “condanna a morte” della cultura.
L’averci escluso da questi programmi non è altro che un autogol di prima categoria, ma accecati dal proprio orgoglio ferito per mano di un popolo libero e sovrano, hanno pensato bene di estromettere uno dei principali finanziatori del progetto. Mossa astuta, intelligente e sagace visto che la Svizzera ha partecipato (e quindi finanziato) a ben 800 progetti e le casse sono ormai vuote vero?
Tirando le somme, i nostri studenti non ci han perso granché, potranno sempre finire i propri studi qui, nelle nostre ottime università e poi andare a fare degli stage all’estero presso varie aziende, come han fatto in molti prima di noi, quando Erasmus e compagnia non esistevano. Uno stage, rispetto a un semestre all’estero, ti permette di confrontarti direttamente con il mondo del lavoro e le sue problematiche, oltre che approfondire una lingua.
Erasmus è sì un bel progetto, ma non è IL progetto che permetterà chissà quale accesso al mondo del lavoro, altrimenti non avremmo un universitario disoccupato che sia uno, quando invece, ahinoi, la realtà è ben diversa.
Indipendentemente dal “pezzo di carta” che abbiamo in mano, ci troviamo confrontati con altri seri problemi, che non si chiamano certo Erasmus o Horizon 2020, bensì libera circolazione.
Continui pure l’UE a tenerci il broncio, a mostrarci i muscoli, a punzecchiarci, ma noi non dobbiamo avere paura, la scelta giusta per noi e i nostri giovani che hanno difficoltà nell’accedere al mondo lavorativo l’abbiamo compiuta il 9 febbraio; la verità è che hanno paura, una grandissima paura, di vedere anche gli altri popoli europei andare alle urne, ben consapevoli che il risultato sarebbe il medesimo!
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