Iniziativa popolare “Il diritto svizzero prevale sul diritto straniero” – Intervento di Céline Amaudruz
Nessun diritto superiore quando è in gioco la nostra sicurezza!
L’UDC manifesta una viva inquietudine di fronte all’applicazione molto permissiva fatta dai tribunali – in particolare in Svizzera romanda – delle leggi concernenti i criminali violenti. Questi atti odiosi non devono essere trattati nell’ottica di accordi internazionali sottoscritti sconsideratamente, bensì in quella dell’obbligo che hanno le autorità di garantire INNANZITUTTO la sicurezza dei cittadini. Delle vite umane sono state sacrificate, come quelle di Marie, di Lucie o di Adeline, socioterapeuta di 34 anni, sgozzata nel canton Ginevra. Delle vite sono attualmente in grave pericolo a causa del “laissez-faire” delle autorità e della mancanza di volontà dei deputati politici di rispettare il bisogno di sicurezza della popolazione.
Dal punto di vista delle cittadine e dei cittadini, l’ostinazione delle autorità federali di mettere in atto le iniziative dell’UDC sull’espulsione degli stranieri criminali o sull’internamento a vita dei delinquenti sessualmente pericolosi, è decisamente scandalosa e inammissibile. La popolazione vuole vivere in sicurezza e ne ha abbastanza dei falsi pretesti avanzati dai politici di sinistra come di destra.
Rifiutare di espellere gli stranieri criminali, quando l’iniziativa dell’UDC è stata accettata dal popolo nel 2010, è una risposta estremamente grave data dal Consiglio federale. È una risposta totalmente incomprensibile per il nostro elettorato.
La Svizzera deve essere uno dei rari paesi sulla terra che non applica questo principio. La cattiva volontà della consigliera federale Simonetta Sommaruga, poi quella di una commissione del Consiglio degli Stati sono, agli occhi dell’UDC, un atto di autoaffondamento democratico.
Invalidare, anche solo parzialmente, l’iniziativa dell’UDC cosiddetta “d’attuazione” allarga ancora di più il fossato che separa il potere del popolo, i deputati da coloro che li eleggono.
Credete veramente che le cittadine e i cittadini di questo paese osservino senza porsi delle domande i circa 44’000 stranieri che, nel solo 2013, hanno violato il Codice penale svizzero abusando nel contempo dell’ospitalità del nostro paese?
Nonostante la decisione popolare del 2010, l’autorità s’ostina a restare a braccia conserte, auto-giustificandosi invocando gli accordi internazionali da essa stessa sottoscritti. Molte cittadine e molti cittadini non si lasciano ingannare da questo giochetto contorto. Sono costernati e, a giusta ragione, perdono la fiducia nella politica. Deputati e giuristi-funzionari si aggrappano invece al dogmatismo e alla sottomissione del governo. Questo atteggiamento pretenzioso è quello di un potere autoritario che ha perso l’indipendenza della sua azione. Forse un domani sarà dispotico. E confischerà la democrazia riservandola a certi oggetti che non rimetteranno in questione la sua politica dettata da Bruxelles o da Berlino…
È inaccettabile per un paese sovrano prendere ordini dall’estero. È altrettanto inaccettabile essere prigionieri dei “diritti dell’uomo” e dei loro corollari, la cittadinanza universale e il culto delle minoranze tiranniche. I “diritti dell’uomo” non giustificheranno mai il rifiuto di proteggere la popolazione dai criminali pericolosi. Ciò significa dimenticare che le loro vittime o vittime potenziali, dovrebbero anche loro potersi appellare ai diritti umanitari.
Da qualche tempo, questi stessi partiti strombazzano a gran voce che rispetteranno la volontà del sovrano soltanto nei limiti del diritto internazionale e di una sorprendente concezione del “principio di proporzionalità”. È quanto è successo con l’iniziativa popolare “contro l’immigrazione di massa” e quella sulla pedo-criminalità accettata appena il maggio scorso.
Il rifiuto di rispettare la volontà popolare ha delle conseguenze talmente gravi che ci si chiede seriamente se i responsabili di questi dossier siano sufficientemente competenti per occupare dei posti di tale responsabilità.
Il problema principale in questo contesto non sono i tribunali internazionali o i giudici svizzeri che ammiccano costantemente alla giurisprudenza di Strasburgo. Il problema principale concerne soprattutto i settori nei quali la Svizzera si sottomette a degli obblighi internazionali o cede delle competenze all’UE. Così, il Parlamento s’è sentito obbligato, a causa dell’evoluzione dell’acc9ordo Schengen/Dublino, di fare marcia indietro sugli inasprimenti della legge sull’asilo decisi dal Consiglio nazionale. Questo esempio, fra altri, illustra le gravi conseguenze di una ripresa dinamica del diritto, che il Consiglio federale sta attualmente negoziando con Bruxelles. Fra le conseguenze, rileviamo le disposizioni iniziali fissate dall’accordo di Dublino. La Svizzera deve, in un primo tempo, riportare da 24 a 18 mesi la durata massima della detenzione amministrativa di stranieri, annullando così una decisione presa dal popolo.
Altro esempio. In seguito all’ordinanza “Dublino III”, la Svizzera deve di nuovo modificare la legge sugli stranieri, ciò che complica gravemente l’esecuzione delle domande d’espulsione dei richiedenti l’asilo recalcitranti e abusivi.
Cosicché, ancora una volta, la popolazione subirà le conseguenze di questo lassismo con la presenza di un numero crescente di richiedenti l’asilo e sans-papiers.
Conclusione :
È perciò tempo che la Svizzera faccia di nuovo passare il proprio diritto davanti a quello internazionale. La posta in gioco principale è la sicurezza e il benessere della popolazione. È quanto i nostri governanti dimenticano nei loro calcoli politici. Ma è ciò che non dimentica l’UDC, unico partito a difendere innanzitutto gli interessi degli Svizzeri.
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