Il sasso nello stagno

Lug 22 • Dal Cantone, L'opinione, Prima Pagina • 825 Views • Commenti disabilitati su Il sasso nello stagno

Politica cantonale

Ne «La Regione» di sabato 28 maggio u.s., l’ex deputato PLR in Gran Consiglio, il leventinese Franco Celio, esprime alcune sue idee in vista delle elezioni cantonali del prossimo 2023, un avvincente e interessante articolo che, secondo chi scrive queste righe, meritava ben altra visibilità!

Lo spunto di Celio proviene da una trasmissione televisiva che l’emittente «TeleTicino» ha dedicato negli scorsi giorni alla politica cantonale e al rinnovo dei poteri ticinesi.

Lo scritto, per noi, suscita finalmente un interesse non indifferente. Infatti, l’anno prossimo il rinnovo, in particolare del Consiglio di Stato, potrebbe anche ribaltare l’attuale composizione del medesimo.

A sinistra, se l’attuale Consigliere di Stato Emanuele Bertoli si dovesse ricandidare – e al momento in cui scriviamo non lo sappiamo – potrebbero diminuire le possibilità di altri di occupare tale scranno. I papabili non mancano, ma defenestrare Bertoli ci sembra quasi impossibile.

Si mormora che su questa lista ci potrebbero essere addirittura due esponenti dei verdi. Però, l’uscita maldestra, in quel di Lugano, di Nicola Schoeneberger, che ha definito l’attuale municipale socialista Cristina Zanini Barzaghi non all’altezza del ruolo che occupa, non deve aver fatto sorridere gli esponenti – cittadini e non – del PS. E neppure la sua intervista dell’11 maggio al portale  «Libera TV» che terminava con queste frasi: «Ma la vera domanda è: è necessario che la sinistra mantenga un seggio in Municipio rispettivamente in Consiglio di Stato? O forse si è più incisivi ed efficienti come opposizione? Bisogna chiederselo, soprattutto se non si hanno le figure giuste. Ma è un problema più luganese che cantonale questo. In generale, affinché si arrivi a un accordo, credo che si debba andare maggiormente all’attacco. Ci vuole coraggio nel presentare volti nuovi e poi va fatto un vero discorso di area». Non è esattamente porgere un ramoscello d’ulivo alla controparte.

Pensiamo che con questo approccio poche saranno le possibilità di trovare un’intesa per una

lista rosso-verde l’anno venturo. Si avranno probabilmente una lista PS e una Verdi del Ticino.

Inoltre, all’interno de PS i pretendenti a figurare sulla lista non sono pochi!

Proviamo a elencarli: Marina Guscetti Carobbio non disdegnerebbe essere candidata.

A meno che il suo posto venga occupato da Laura Riget, quasi sua parente. Poi Amalia Mirante e Fabrizio Sirica, oltre all’inossidabile Raoul Ghisletta. Si indica pure il nome dell’ex rettore dell’USI Boas Erez (se son rose…). Questi che abbiamo elencati superano già i posti a disposizione. Non conosciamo al momento se vi siano altri aspiranti.

Sempre a sinistra vi sono pure gli aderenti del Movimento per il Socialismo con il Partito Operaio Popolare (nel 2019 ebbero 1632 schede) e del Partito Comunista (ultima votazione 729 adesioni) di cui non sono note le intenzioni, ma la presentazione di una lista unica la vediamo quasi impossibile. Nel 2019, assieme, raccolsero 2361 schede, il che non è un risultato disprezzabile.

Passando ad altri partiti o movimenti possiamo dire, per Lega e UDC, che attendiamo gli sviluppi delle trattative e se Norman Gobbi e Claudio Zali si ricandidano.

Mentre per il PLR, la ricandidatura di Christian Vitta non è messa in discussione, molta attenzione sarà data alla scelta dei nomi da affiancare, per cercare di conquistare il secondo seggio, presentando una lista forte e che attiri schede.

Per il Partito di Centro l’uscente Raffaele de Rosa, ha lavorato in modo onesto e quindi una rielezione non sarà un problema.

Altre liste al momento non ci son note.

Nell’ultima elezione, in totale furono ben 16 le liste; oltre a quelle suindicate vi furono pure: Più Donne, Movimento di Montagna Viva, Verdi Liberali, Per un Cantone rispettoso dei (suoi) minori, Lega Verde e Bello Sognare che, in totale, raccolsero 4036 schede.

 

FRG

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