Il nucleare: un’energia per il momento ancora irrinunciabile
Il dibattito al Nazionale sull’energia, avvenuto nelle scorse settimane, ha nuovamente sottolineato come la decisione dell’uscita dal nucleare sia stata dettata più dall’emozione che da altro. Proprio la mancanza di un piano d’uscita ha evidenziato come, nonostante che la maggioranza – tranne l’UDC – abbia ritenuto tutto ciò una buona idea, nella realtà nessuno di questi partiti ha idee chiare in materia.
Nessuno si è reso conto – o forse nemmeno si è posto il problema – che le nostre attuali conoscenze tecnologiche non saranno sufficienti a sopperire alla mancanza di energia proveniente dalle nostre centrali.
È innegabile che, attualmente, l’energia nucleare è necessaria per far fronte allo stato odierno del nostro fabbisogno energetico, non solo perché se dovessimo abbandonare il nucleare seduta stante, la quota del 40% di energia elettrica assicurata attualmente da questa fonte verrebbe a mancare, ma anche perché ciò vorrebbe dire che parte della nostra produzione elettrica verrebbe soppressa, rendendoci in questo modo estremamente dipendenti dall’estero e con un rincaro dei prezzi che andrebbe a gravare sul consumatore finale; oltre ovviamente a limitarne la libertà con divieti e norme che genereranno anche loro costi enormi.
I principali fautori del “cambiamento” non riescono a trovare un accordo, c’è molta confusione in materia come si è potuto evincere dalla discussione al Nazionale e ora la palla passerà agli Stati dove, possiamo star certi, che le carte in tavola potrebbero nuovamente cambiare, magari ribaltando la decisione presa, come fosse un processo d’appello.
Ci vorranno anni prima che si arrivi a una decisione definitiva da parte delle due camere, ma bisogna pur sempre ricordarsi che il popolo non si è ancora espresso su questo tema. Si potrebbe tranquillamente ipotizzare che verrà chiamato alle urne se al tempo dovuto la tecnologia non sarà ancora sufficiente per fare a meno dell’energia nucleare.
Noi, in questo momento, dobbiamo curare e migliorare la nostra principale e più valida risorsa interna “pulita”, ovvero l’idroelettrico, partendo per esempio dal miglioramento e potenziamento degli impianti esistenti; poi ci vorrà un mix di tutte le energie a disposizione, attualmente anche il nucleare.
Come più volte ho già sostenuto, dovremo fare molta attenzione a non incappare nell’errore in cui è incorsa la Germania – anche se non lo ammetteranno mai – la quale, pur di diventare lo Stato faro nella politica energetica alternativa, sta facendo sì che i suoi cittadini si trovino strangolati da tasse per incentivare determinate energie rinnovabili a scapito di altre.
Il problema in Germania è così evidente che il noto settimanale tedesco “Der Spiegel” è stato molto severo nell’analizzare la riforma energetica promossa dal governo, dedicando addirittura una copertina al problema con un titolo lapidario “Corrente elettrica lussuosa: perché l’energia diventa sempre più cara e come deve reagire la politica”.
In questo articolo ad ampio respiro, viene dato risalto alla politica ma, soprattutto, a una frase del precedente ministro per l’ambiente, che aveva liquidato l’aumento dei costi per il consumatore – per gli incentivi al solare e all’eolico – come qualcosa che “costerà come una pallina di gelato”.
I tedeschi a mio avviso stanno ora pagando l’intera gamma dei gusti di tali gelati e anche di più, infatti tocca a loro pagare quell’elettricità “fantasma” (!), o per meglio dire, l’eccesso di produzione.
Infatti, per evitare di sovraccaricare la rete, i produttori di eolico staccano la spina, disconnettendosene, senza però rinunciare a essere lautamente remunerati per il servizio.
Il discorso non cambia per quel che riguarda il solare, che sta subendo una pressione sempre più alta dal mercato cinese sia a livello di tecnica (sono più leggeri) che di costo (tanto che molte aziende in Germania hanno chiuso).
Insomma, volendo fare un paragone, un cittadino tedesco che possiede un appartamento di due locali, tramite le sue bollette finanzia in un certo senso i pannelli della villetta unifamiliare, i cui proprietari invece riescono a beneficiare dei sussidi per medi/grandi impianti.
Il problema sta tutto nel voler guardare in faccia alla realtà e mettersi a tavolino per trovare soluzioni realistiche, che possano comprendere anche il nucleare, e che non mettano in ginocchio la popolazione svizzera come è il caso di quella germanica.
« L’oasi felice UE Presidente della Confederazione, achtung! »