Gli ultimi mesi in carica di Juncker

Feb 6 • L'opinione, Prima Pagina • 1021 Views • Commenti disabilitati su Gli ultimi mesi in carica di Juncker

Urs von der Crone
Presidente ds-SVP Tessin

Si potrebbe quasi provare un po’ di compassione nei suoi confronti: prima che il suo mandato scada, in ottobre di quest’anno, Jean-Claude Juncker, quale presidente della Commissione europea, sarà completamente impegnato a convincere i politici dentro e fuori dell’Unione europea, di quanto sia stato gentile con loro e di ciò che, quali suoi amici, dovranno fare. La Romania, che attualmente ha la presidenza dell’UE, necessita palesemente di aiuto allo sviluppo. Gli altri Stati dell’Europa dell’est – dice lui – devono comunque ancora imparare molto da lui. L’Italia fa parte dei disubbidienti che non ne vogliono sapere. L’Inghilterra e la Svizzera sono tuttavia i bambini problematici che gli stanno particolarmente a cuore.

Sulla Brexit, dice che non ci potranno essere ulteriori colloqui, per non parlare poi di nuovi negoziati, con l’Inghilterra – bisogna potere talvolta minacciare anche i propri amici, altrimenti l’amicizia, spesso unilaterale, potrebbe sfuggire di mano. L’accordo d’uscita costituisce l’ultima offerta che, nel contempo, sarebbe anche la «migliore» e «l’unica possibile» per i Britannici. Il presidente della Commissione precisa che «in ogni momento potrebbero essere aggiunte delle precisazioni», ma non rinegoziare.  Non si potrebbe esprimere in modo più chiaro che i negoziati sono stati evidentemente a senso unico. Non sarebbe piuttosto il caso di parlare di diktat? «Non c’è il benché minimo spazio di manovre per ulteriori negoziati – ma naturalmente c’è spazio di manovra, se lo si utilizza con intelligenza, per darne altre interpretazioni senza riavviare l’accordo d’uscita… »

Sulla scia di Brexit, apparentemente non è possibile nemmeno per la Svizzera un ulteriore negoziato in materia di accordo-quadro (già una volta, Juncker l’ha chiamato «trattato d’amicizia»!). Per la Svizzera, dice, sarebbe meglio sottoscrivere l’accordo ancora durante il suo periodo di funzione. Fra un anno lui non ci sarà più, e ciò «potrebbe essere davvero duro» per  i «suoi amici svizzeri». Altrimenti, c’è già una minaccia in vista all’orizzonte: la Svizzera perderà il riconoscimento dell’equivalenza borsistica. E se la Svizzera semplicemente aspettasse? Come si sa, in maggio di quest’anno ci saranno le elezioni europee e saranno quindi eletti i nuovi deputati del parlamento europeo. E forse, a quel punto, il panorama politico in Europa sarà totalmente differente…

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