Geremiadi via Internet

Giu 3 • L'editoriale, Prima Pagina • 1886 Views • Commenti disabilitati su Geremiadi via Internet

Eros N. Mellini

Lo sport che ho abbondantemente praticato in gioventù, mi ha insegnato che le recriminazioni dopo una partita o una corsa persa, sono assolutamente inutili, non cambiano il risultato né tantomeno attenuano eventuali conseguenze. Se perdi una partita in un torneo di tennis, non importa se la causa è stata un errore arbitrale o una palla fortunosa dell’avversario che ha toccato la rete prima di passare nel tuo campo, sei fuori e non puoi far altro che cercare di rifarti nel prossimo torneo. Al massimo, anzi è consigliabile, puoi fare un’analisi che ti permetta di identificare eventuali errori ed evitare di ripeterli. Piangere, rompere la racchetta, dire parolacce, insultare l’avversario e l’arbitro può avere un effetto liberatorio, ma non cambia la realtà dei fatti. Lo stesso vale per le votazioni su oggetti politici, e ne abbiamo avuto la prova dopo la recente votazione sulla normativa UE sulle armi. Ma, siccome a nessuno piace perdere, questo fenomeno si ripete dopo ogni votazione.

Le inutili geremiadi

Rispetto ai (bei) tempi passati, le lamentazioni dei perdenti non sono cambiate, hanno solo a disposizione un mezzo di diffusione un miliardo di volte più efficace della semplice bettola o bar o cerchia familiare nei quali erano circoscritte in passato: oggi c’è Internet, i cui “social media” si riempiono di commenti tanto inutili quanto ripetitivi. Come nell’esempio della partita di tennis, ce n’è per tutti: non c’è una racchetta da rompere, e dubito che qualcuno scassi il proprio computer reo di avergli dato le cattive notizie, ma anche qui c’è chi frigna lamentandosi semplicemente del risultato, chi impreca, chi insulta tutti coloro che hanno votato in senso contrario ai propri auspici (l’avversario), nonché le autorità (l’arbitro) che ha preso posizioni di parte influenzando l’andamento dell’incontro. Per la verità, anch’io non ho resistito e ho commentato con qualche battuta dei post su Facebook ma, spero, in modo moderato e non scevro da un certo umorismo. A scanso di equivoci, non sto mettendo in dubbio la logica e la giustezza degli argomenti addotti, constato solo l’inutilità di sprecare energie in una battaglia ormai persa.

L’analisi della votazione

Evidentemente, ci sono però delle riflessioni da fare specialmente, ma non solo, sull’andazzo poco corretto, che le autorità hanno adottato da qualche decennio a questa parte in campagna di voto – avvalendosi spesso e volentieri della complicità di partiti politici, associazioni economiche, sindacati, e sedicenti “esperti” – di mentire spudoratamente sulle possibili conseguenze della scelta popolare. Questa volta hanno mentito parlando dell’esclusione della Svizzera dall’accordo di Schengen – sulla carta non impossibile, ma assolutamente improbabile e, soprattutto, per certi versi auspicabile – di cui vedono solo il lato positivo della medaglia, l’accesso al sistema d’informazione (SIS) per il perseguimento di criminali. Sottacendo però il fatto che: 1. Le informazioni al SIS vengono fornite anche dalla Svizzera, quindi non c’è alcun interesse da parte dell’UE di escludere il nostro paese, trasformandolo (a loro dire) in un’isola della criminalità in mezzo all’Europa; 2. Le informazioni che la Svizzera ottiene dal SIS sono ottenibili anche dal sistema d’informazione dell’Interpol; 3. Schengen ha permesso alla criminalità di viaggiare in tutta Europa senza controlli alle frontiere interne, tant’è vero che, ogni qualvolta ci sia un evento importante, gli stessi Stati membri dell’UE congelano l’accordo e si rimettono a controllare i propri confini. Un esempio di questa incongruenza? Le bande di criminali rumeni che, stanziate in Italia, vengono a rapinare nelle nostre case a ridosso della frontiera. La Romania è membro dell’UE, e i suoi cittadini – quindi compresi i criminali – possono girare tranquillamente per tutto il continente. E la Svizzera, grazie all’accordo (o meglio, per colpa dell’accordo) di Schengen, non ha il diritto di controllarli personalmente all’entrata nel paese.
Ma, tornando alla votazione in oggetto, questa ha ribadito il successo – già sperimentato in occasione dell’iniziativa per l’autodeterminazione – della tattica del ricatto e del terrorismo psicologico che, possiamo essere sicuri, sarà in futuro utilizzata dalla Berna federale ogni qualvolta saremo chiamati a votare su temi importanti.

L’accordo-quadro istituzionale è imminente

Come avevo avuto modo di affermare durante la campagna di voto, quella sulle armi non era che la prima fetta del salame volto a farci accettare la ripresa automatica del diritto UE, sfruttando l’idiosincrasia che un sacco di gente ha nei confronti delle armi e che l’ha resa cieca di fronte alla ben più subdola conseguenza insita nell’oggetto in votazione: l’accettazione della ripresa automatica di ogni evoluzione che l’UE decide di applicare alle sue leggi toccanti qualsivoglia accordo bilaterale. Praticamente, la ripresa automatica di tutto il diritto UE. E la votazione sulle armi sarà stata il grimaldello per forzare tale operazione.
Con l’accordo-quadro istituzionale, il resto del salame ci verrà propinato intero, non una fetta alla volta, e verosimilmente non per via orale. La tattica sarà quella ormai collaudata: se non accettate l’accordo-quadro, saltano i bilaterali, la Svizzera sarà isolata, non potrà più accedere al mercato interno UE. E, se la popolazione ha votato sulle armi influenzata dalla (fasulla) spada di Damocle dell’esclusione da Schengen, che reagisca in modo analogo quando le verrà fatto credere che in gioco ci siano tutti i bilaterali, è tutt’altro che un’ipotesi peregrina. C’è da sperare che, quando sarà il momento di votare, ci saranno stati nell’UE dei cambiamenti tali da convincere anche i più reticenti che la barchetta CH è molto più sicura del Titanic UE: Brexit, avanzata del sovranismo fra gli Stati membri con conseguente eventuale ulteriore abbandono e, in Svizzera, qualche prima conseguenza della direttiva UE sulle armi che smascheri le fandonie che ci sono state presentate con sfrontata disinvoltura dalle autorità.
Il tempo delle geremiadi è finito, rimbocchiamoci le maniche per affrontare questo nuovo e ben più grave pericolo.

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