Finalmente il Ticino ha il „suo“ consigliere federale?!

Lug 13 • L'editoriale, Prima Pagina • 2668 Views • Commenti disabilitati su Finalmente il Ticino ha il „suo“ consigliere federale?!

Eros N. Mellini

Così esultava il 20 settembre 2017, in un corale peana, il mondo (o forse dovrei dire il microcosmo) politico cantonale – ma anche tutti quei cittadini ticinesi che, ingenuamente, si ostinano a rinnovare una cieca fiducia a politici che poi per quattro anni deludono ogni loro aspettativa – quando Ignazio Cassis fu eletto in Consiglio federale. Ebbene, dopo nemmeno un anno, ecco che inesorabilmente sta emergendo quanto ebbi modo di (controcorrente) esprimere più volte dalle pagine di questo giornale:

  1. La provenienza cantonale di un consigliere federale è irrilevante

Nella fattispecie, oggetto del prematuro e sciovinistico entusiasmo, Ignazio Cassis è ticinese, certo, ma avvantaggia questo in qualche modo il nostro cantone? Un piede nella stanza dei bottoni dovrebbe aiutare il Ticino a essere ascoltato – non solo sentito – di più nella Berna federale. Il problema è che non sappiamo che cosa dice il Ticino per bocca di Cassis all’interno del governo federale. Dal poco che trapela e dalle notizie che ci giungono tramite stampa, non sembra che la presenza di un consigliere federale “Tschinggeli” abbia minimamente modificato la politica della Svizzera, in particolare sui temi per i quali il Ticino ha sempre esternato una categorica opinione, a volte anche in contrasto con quella adottata da governo e camere federali. Se ne deduce quindi che, per il nostro cantone, sarebbe stato meglio un consigliere federale svizzero tedesco ma chiaramente schierato contro Schengen, libera circolazione delle persone, eccetera, che non un ministro, ticinese sì, ma che non esita ad adeguarsi supinamente a una politica in netto contrasto con quella auspicata dalla nostra popolazione.

  1. Un valore aggiunto opinabile

In articoli precedenti avevo accennato all’opinione – cinica e spassionata – che da anni ormai, ho maturato nei riguardi del nostro regime di governo, o meglio, del suo sistema d’elezione da parte del parlamento: un inno alla mediocrità e all’ipocrisia, data la necessità di ottenere una maggioranza trasversale facente sì che da parte di una fazione cui non tocca il seggio in quel momento, il voto vada al candidato meno ligio alla linea del suo partito e più disposto a opportunistiche concessioni agli avversari. Unica eccezione: Christoph Blocher. Cui seguì però il rientro in questa logica perversa quattro anni dopo, quando fu estromesso a favore di una Eveline Widmer-Schlumpf – poi espulsa dal partito con tutta la sua sezione cantonale – che allora figurava fra le fila dell’UDC, ma che era ovviamente di tutt’altra pasta. Quindi, se Ignazio Cassis fosse della stessa tempra di Christoph Blocher, il fatto di essere ticinese sarebbe un valore aggiunto ma, avendo adottato nei confronti dell’UE lo stesso malleabile quanto servile e vergognoso atteggiamento imperversante nella Berna federale – quello che il compianto presidente onorario di UDC Ticino, Dr. Gianfranco Soldati, amava definire con amaro sarcasmo la “fermezza nel cedimento” – la sua origine regionale non è di alcuna importanza. Per esempio, l’accordo-quadro istituzionale con l’UE era agli occhi dei Ticinesi, come d’altronde di qualsiasi benpensante, una “boiata” pazzesca con Didier Burkhalter, lo è e lo rimane tuttora anche se targato Cassis.

  1. Il fumo negli occhi prima dell’elezione

Come detto, in quel momento toccava a un PLR e il fatto di essere ticinese, con la concorrenza limitata a Pierre Maudet e Isabelle Moret – rispettivamente ginevrino e vodese con la Romandia già rappresentata in governo da due consiglieri federali (Berset e Parmelin) – era un atout che gli dava praticamente la sicurezza di essere eletto. Cionondimeno, prima dell’elezione sono d’obbligo le audizioni con i vari gruppi parlamentari. Questi hanno uno scopo bilaterale: da un lato servono al candidato quantomeno a non alienarsi stupidamente dei voti che la controparte è peraltro già ben disposta a dargli, per la seconda è una specie di esercizio-alibi volto a giustificare l’appoggio dato al concorrente che risulta il meno peggio, ossia quello che si dimostra più propenso – almeno a parole – a collaborare. A dimostrazione di questo assunto lapalissiano, provate a chiedervi per chi avranno optato, nel 2007, i socialisti di fronte alla scelta Blocher o Widmer-Schlumpf? Io non so che cosa Cassis abbia detto per convincere gli altri gruppi parlamentari, ma so che cosa l’UDC ebbe a dire ufficialmente in un comunicato del 22 settembre 2017, quindi due giorni dopo l’elezione: “Dopo avere audizionato in seno al gruppo il candidato al Consiglio federale, l’UDC prenderà in parola il nuovo consigliere federale, invitandolo a schiacciare – come promesso – il tasto “Reset”, e quindi a prendere le distanze dalla stipulazione di un accordo-quadro con l’UE.” e quindi: “… un magistrato che, di fronte al gruppo UDC, s’è chiaramente pronunciato contro i giudici stranieri, contro la ripresa automatica del diritto UE e contro qualsiasi altra concessione a Bruxelles che potrebbe compromettere l’indipendenza della Svizzera.

Alla luce di quanto emerso nella stampa in questi primi nove mesi, temo che parecchi parlamentari che l’hanno votato – perlomeno quelli dell’UDC – abbiano sensibilmente aggravato i costi della LaMal con l’acquisto di colliri per gli occhi tuttora infiammati a causa del fumo scatenato dal ministro ticinese. Tasto “Reset”? Col fischio! NO a giudici stranieri? Ve lo sognate, non AUTOdeterminazione, avete capito male, ho detto UEdeterminazione. NO alla ripresa automatica del diritto UE? Macché, l’accordo-quadro istituzionale – che imporrebbe alla Svizzera la ripresa incondizionata e automatica di ogni decisione UE in materia di accordi bilaterali – va concluso entro fine estate. E via di seguito.

Ignazio Cassis rappresenta il Ticino in Consiglio federale? Beh, vedendo chi sono i nostri rappresentanti nella nazionale di calcio, ci si può aspettare di tutto, anche questo. OK, non è che la mia opinione debba suscitare particolare interesse o entusiastici consensi ma, finché in Svizzera esiste ancora la libertà d’espressione, ne approfitto per dire: NO, Ignazio Cassis, come questa nazionale, non mi rappresenta proprio!

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