Fare il „furbo“ è pericoloso
L’altro giorno, un conoscente mi ha detto: “È qualche anno, ormai, che non vado più a votare. A cosa serve votare, se poi non applicano ciò che esce dalle urne. Fanno quello che vogliono lo stesso, e allora ho deciso: non voto più!”. E avreste dovuto vedere che aria da “a me non mi fregate, sono più furbo di voi” aveva assunto, mentre affermava convinto questo assunto – totalmente errato ma, purtroppo, condiviso da molti, troppi cittadini esasperati dal comportamento della Berna federale.
Partiamo da una realtà oggi purtroppo incontestabile: buona parte della Berna federale – intesa come Consiglio federale, parlamento e ambienti politico-economici in generale – vuole aderire all’UE. Ufficialmente ha abbassato i toni, dopo le batoste subite a partire dallo storico rifiuto allo SEE del 6 dicembre 1992 ogni qualvolta il tema dell’adesione all’UE è stato posto in votazione popolare ma, sotto sotto, non ha mai rinunciato a questa funesta ambizione. Per chi non ne fosse convinto, basti vedere lo stravolgimento dell’obiettivo all’origine della via bilaterale: questa doveva essere, nelle intenzioni di chi la propugnava nel 1992 come alternativa allo SEE, il mezzo per NON aderire all’UE, evitando nel contempo un isolamento della Svizzera dal resto dell’Europa, sia economicamente che politicamente, anche se il secondo aspetto sarebbe decisamente meno importante. Gli accordi bilaterali sono invece sempre stati trattati da Berna quale stazione di partenza del treno che dovrebbe portarci – nonostante l’ostilità del popolo – all’entrata a pieno titolo nel “saloon UE” dalla cui cantina, apparentemente, attinge qualche suo alto papavero. In mancanza del campo d’allenamento SEE – come l’aveva definito, tutto sommato onestamente, il Consiglio federale nel 1992 – non si perde l’occasione per esercitarsi su qualsiasi prato e in qualunque momento in vista del gran giorno in cui la stampa darà la notizia: la Svizzera aderisce all’UE.
Per arrivare a quel momento, è in atto un’azione di logoramento continua, volta a portare il popolo all’esaurimento strappandogli finalmente l’agognato SÌ. Con continue concessioni all’UE, la ripresa praticamente automatica già oggi in atto delle sue norme e delle sue leggi – ripresa che verrebbe sancita ufficialmente se si realizzasse lo sciagurato accordo-quadro istituzionale che Bruxelles esige da Berna –, l’esautorazione del popolo le cui decisioni vengono sistematicamente ignorate con il pretesto del “diritto superiore” degli accordi internazionali che il Tribunale federale pone arbitrariamente al di sopra della nostra Costituzione, si vuole arrivare al punto che, esasperato, il popolo dica: “Abbiamo concesso talmente tanto che possiamo anche aderire all’UE, ormai non fa più alcuna differenza”.
E qui devo categoricamente dissentire dal mio conoscente citato sopra. Non sei furbo come credi anzi, ti stai bellamente castrando per far dispetto alla moglie. Sei la prima vittima, assieme a coloro – e non sono pochi, purtroppo – che la pensano allo stesso modo, di questa azione di logoramento. Anzi, più che una vittima, ti considero un cavedano (pesce ritenuto particolarmente facile da pescare) che ha abboccato all’amo. Uno di meno da contare fra coloro contro cui l’establishment deve combattere per imporre la sua politica d’interessi e di benefici personali. Perché è vero, come detto sopra, che la Berna federale e il Tribunale federale stanno mettendo tutti gli ostacoli possibili e immaginabili all’applicazione della volontà popolare ma, per il momento almeno, lo fanno ARBITRARIAMENTE, aggrappandosi a pretesti che solo continuando a utilizzare la democrazia diretta potremo definitivamente togliere di mezzo. Pensa solo una cosa: è grazie a che cosa che la Svizzera non fa oggi ancora parte dell’UE, se non alla democrazia diretta che ha permesso al popolo di esprimere il suo NO a tutti i tentativi in tal senso effettuati dalla sinistra estrema (PS, Verdi) con la complicità di quella un po’ più moderata (PLR e PPD)? No, caro amico, non andando a votare fai solo il loro gioco.
L’UDC lotta da anni contro questo malandazzo, sostenuta nelle sue iniziative dalla maggioranza del popolo, ma cozza regolarmente contro il muro dell’alleanza di sinistra, per la quale gli interessi della Svizzera sembrano passare in secondo piano di fronte all’imprescindibilità di non concedere un successo all’odiato avversario politico. Ma anche questa tattica ha i suoi limiti. Più di una volta, l’UDC si è trovata a dover lanciare un’iniziativa affinché venisse applicata un’iniziativa precedente avente lo stesso obiettivo, ma che il parlamento aveva rifiutato di attuare appellandosi a discutibili cavilli. Per esempio, dopo due anni di melina da parte del Consiglio federale reticente a voler applicare l’iniziativa per l’espulsione degli stranieri criminali, il partito lanciò con successo l’iniziativa per l’attuazione della stessa. Prima della votazione, tuttavia, la Berna federale raffazzonò un progetto di legge d’applicazione della prima iniziativa, che s’ispirava in gran parte al controprogetto peraltro respinto dal popolo, per cui all’UDC non restò che continuare con la sua iniziativa per l’attuazione. E tale è pure il caso con l’iniziativa per un’immigrazione moderata, appena dichiarata riuscita dalla Cancelleria federale e che ha raccolto oltre 116’000 firme valide. Questa iniziativa non fa altro che confermare la precedente contro l’immigrazione di massa, alla quale il parlamento ha fatto seguire una legge di (non)applicazione che, praticamente, aggira totalmente la decisione popolare. Di nuovo un’iniziativa per attuare un’iniziativa.
Con un chiaro SÌ all’iniziativa per l’autodeterminazione che voteremo il 25 novembre 2018, non m’illudo che metteremo fine ai tentativi delle quinte colonne UE che siedono nei nostri più alti gremi politici, ma toglieremo comunque loro il pretesto dell’inapplicabilità di una votazione a causa del diritto superiore. L’iniziativa, infatti, sancirà che il diritto superiore in Svizzera è rappresentato unicamente dalla nostra Costituzione federale, che è legittimata democraticamente dal voto di popolo e cantoni. E torneranno quindi in auge i verdetti popolari sull’immigrazione di massa, sull’espulsione dei criminali, sull’internamento a vita dei criminali pedofili, eccetera, ma anche la libera circolazione delle persone e la fedele applicazione dell’iniziativa “Prima i nostri!” che tanto sta a cuore del popolo ticinese.
Ecco perché bisogna votare, la democrazia diretta non è morta, può e deve essere mantenuta in vita per porre fine all’arbitrio e all’abuso di pochi ma indegni addetti ai lavori al servizio di Bruxelles. Anche se l’esasperazione ve lo fa sembrare un esercizio inutile, non votando otterremmo l’effetto inverso: loro sarebbero i furbi, e noi i fregati.
Un SÌ all’iniziativa per l’autodeterminazione è di vitale importanza e, con il voto per corrispondenza, non costa neppure lo sforzo di recarsi al seggio. Rinunciate a fare i “furbi”!
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