Evidente strategia per eludere l’iniziativa contro l’immigrazione di massa

Mag 15 • Dall'UDC, Dalla Svizzera • 2213 Views • Commenti disabilitati su Evidente strategia per eludere l’iniziativa contro l’immigrazione di massa

Martin Baltisser Segretario generale UDC Svizzera

Martin Baltisser
Segretario generale UDC Svizzera

La conferenza stampa di Didier Burkhalter, presidente della Confederazione, è stata disarmante. Le sue dichiarazioni non miravano principalmente alle decisioni del Consiglio federale concernenti l’immigrazione proveniente dalla Croazia, bensì si concentravano sulla luce verde data lo stesso giorno dai rappresentanti permanenti degli Stati membri dell’UE a Bruxelles a un mandato negoziale sulle cosiddette “questioni istituzionali”. Un accordo-quadro è la “chiave” delle future relazioni fra la Svizzera e l’UE, ha sottolineato a più riprese Didier Burkhalter. Ma ciò che soprattutto si è compreso, è che tale accordo è la chiave mediante la quale il Consiglio federale tenta di eludere la decisione di popolo e cantoni del 9 febbraio scorso.

 

Finora, i negoziati su un legame supplementare della Svizzera all’UE erano già stati presentati come mezzo per armonizzare la legislazione e l’interpretazione del diritto per permettere alla Svizzera di accedere in futuro al mercato interno UE. Ora sta vieppiù emergendo che tale accordo deve servire innanzitutto a invalidare l’iniziativa contro l’immigrazione di massa accettata il 9 febbraio scorso dal sovrano elvetico. Se la Svizzera s’impegna a riprendere il diritto UE e la sua interpretazione da parte della Corte di giustizia dell’UE in tutti i settori che toccano l’accesso al mercato interno UE (come prevede il mandato negoziale adottato dal Consiglio federale il 18 dicembre 2013), essa riconosce anche completamente il principio della libera circolazione delle persone, che è una delle quattro libertà fondamentali del mercato interno UE (libera circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e delle persone). E ciò, nonostante che la Svizzera non sia membro del mercato interno UE.

 

Se tale accordo sarà realizzato e se il popolo l’approverà in occasione di una prevedibile votazione referendaria, questo trattato di diritto internazionale invaliderà la norma costituzionale sull’immigrazione in vigore dal 9 febbraio 2014. Ecco esattamente la strategia del Consiglio federale. La preparazione della messa in atto dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, come le schermaglie concernenti l’accesso della Svizzera ai programmi di formazione e di ricerca UE, diventano allora totalmente secondarie. Se tutto va come vuole il Consiglio federale, non ci saranno nemmeno dei negoziati con Bruxelles su un adeguamento dell’accordo di libera circolazione delle persone a seguito dell’accettazione dell’iniziativa, perché il trattato concernente il legame istituzionale sarà messo in vigore prima.

 

Bluff

 

Il pubblico attento ha potuto assistere anche a un autentico bluff organizzato nei minimi particolari. Il Consiglio federale ha accettato due dichiarazioni ordinate da Bruxelles e le ha annunciate mediante comunicato giusto prima della seduta. Ciò che gli ambasciatori UE a Bruxelles attendevano per dare a loro volta luce verde al mandato negoziale con la Svizzera sulle questioni istituzionali. Il contenuto del mandato negoziale UE sarà senza dubbio conforme a quello adottato dal Consiglio federale. Su questo punto i due capi-negoziatore di Svizzera e UE, signori Rossier e O’Sullivan, si erano già messi d’accordo l’anno scorso. Le decisioni prese dal Consiglio federale erano quindi solo accessorie. La dichiarazione del Consiglio federale concernente la “non-discriminazione delle cittadine e dei cittadini croati” equivale a un’applicazione concreta degli elementi-chiave adottati con la Croazia inerenti all’estensione della libera circolazione con questo paese. La decisione del Consiglio federale di versare 45 milioni di franchi ha decisamente il sapore di un “pagamento di riparazione” in questo contesto. Essa dimostra anche lo stato d’animo del governo dal 9 febbraio.

 

Niente senza libera circolazione delle persone

 

Quale sarà la contropartita di questo gesto nei riguardi della Croazia? Niente, a corto termine. L’UE sembra ormai pronta a negoziare di nuovo un’associazione completa della Svizzera ai programmi di formazione, di ricerca e di cultura. Si è tuttavia appreso che Bruxelles fa dipendere la conclusione di questi negoziati da un impegno della Svizzera a favore della libera circolazione delle persone. Il serpente si morde la coda. Si fatica a comprendere anche la seconda dichiarazione del Consiglio federale concernente i “diritti acquisiti” delle cittadine e dei cittadini UE/AELS che vivono e lavorano in Svizzera. Ci si rinvia a un articolo dell’accordo sulla libera circolazione delle persone che garantisce i diritti acquisiti di persone venute in Svizzera tramite questa regolamentazione. Aggiunto alla dichiarazione introduttiva del Consiglio federale, secondo la quale l’accordo di libera circolazione delle persone rimane per il momento in vigore nella sua forma attuale, questo annuncio equivale a un invito ai cittadini UE a venire nel numero maggiore possibile in Svizzera per approfittare della regolamentazione attuale. L’interpretazione di questo punto sarebbe potuta essere un atout nei futuri negoziati con l’UE. Il Consiglio federale vi ha rinunciato perché l’UE l’ha preteso.

 

Ci rivedremo

 

Così, tutto culminerà nel futuro accordo-quadro fra la Svizzera e l’UE. Tale trattato potrebbe essere realizzato più rapidamente di quanto previsto finora. Infatti, il suo contenuto è già stato tratteggiato nel corso di colloqui avvenuti fra la Svizzera e l’UE negli anni scorsi. In seguito all’accettazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa il 9 febbraio, questo accordo-quadro gioca un ruolo tattico supplementare. Dovrebbe servire a correggere una decisione popolare che il Consiglio federale considera sbagliata. La strategia di comunicazione adottata è perfettamente consona a questa politica: presentare le conseguenze del 9 febbraio nel modo più catastrofico possibile e attribuirvi ogni evento negativo che succede in Svizzera. Lo scopo è di rendere sporca la coscienza delle persone che hanno votato a favore dell’iniziativa. Il buon popolo avrà così l’occasione di correggere il suo errore votando per l’accordo-quadro.

La posta in gioco di un’eventuale votazione su un legame istituzionale sarà perciò importante: la Svizzera deve obbligatoriamente riprendere il diritto UE nei settori-chiave, quindi abbandonare l’evoluzione del suo diritto per cederlo a degli organi UE? La Svizzera deve cedere l’interpretazione del diritto alla Corte di giustizia dell’UE, quindi accettare dei giudici stranieri? Infine: la Svizzera deve tornare alla libera circolazione delle persone, quindi rinunciare definitivamente a gestire l’immigrazione sul suo territorio?

Alla fin fine, questa votazione verterà, né più né meno, sull’indipendenza e sull’autodeterminazione della Svizzera. Anche su questo punto, il consigliere federale Burkhalter ha avuto un atteggiamento perlomeno sorprendente. Rispondendo a una domanda di un giornalista, ha giustificato la scelta del Consiglio federale con l’articolo che definisce lo scopo della Costituzione federale. Ha menzionato la prosperità e la sicurezza del paese, ma non ha detto una parola circa la libertà e l’indipendenza che l’articolo 2 della Costituzione federale pone allo stesso livello dei due primi scopi. Anche questo la dice lunga sulla mentalità del governo.

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