E se riservassimo il servizio militare a chi ha solo il passaporto svizzero?
All’ultima assemblea dei delegati nazionali di UDC Svizzera tenutasi a Kerns (OW), il consigliere federale Ueli Maurer – capo del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) – ha espresso la sua perplessità circa l’affidabilità quali militi, dei cosiddetti “Secondos”, ossia gli Svizzeri di seconda generazione, in caso di un conflitto effettivo fra il nostro paese e la loro patria d’origine. Intendiamoci, non è che Maurer abbia contestato i loro diritti in quanto svizzeri alla pari di tutti gli altri, come certa stampa ha subito tentato di insinuare: anzi, innanzitutto ha tenuto a precisare che la maggior parte di loro sono ottimi soldati, volonterosi e motivati al massimo. La sua perplessità nasce semplicemente dal fatto che, rispondendo alla precisa domanda “In caso di conflitto effettivo fra la Svizzera e il tuo paese d’origine, da che parte ti schiereresti?”, la peraltro onesta risposta di uno di loro è stata “Non lo so”. C’è di che ben legittimare la perplessità del nostro ministro.
Attualmente, uno scenario di guerra fra la Svizzera e un paese europeo è evidentemente piuttosto irrealistico, lo ammetto. Del resto, già nel secolo scorso certe strategie prevedevano che, in caso di conflitto, i Ticinesi a fossero mandati a difendere le frontiere al nord, oppure gli Svizzero-tedeschi a proteggere la Romandia, proprio per evitare che i nostri militi si trovassero di fronte alla difficile scelta di dover sparare contro un nemico costituito da persone di stesso ceppo e lingua, con le quali fino al giorno prima si erano magari stretti rapporti d’amicizia. Orbene, se sparare contro qualcuno che – pure assomigliandoci per lingua e cultura – rimane lo straniero che ci vuole in invadere (non dimentichiamo che il nostro è un esercito unicamente di difesa) può già costituire una scelta difficile, immaginiamoci a quale conflitto di coscienza sia sottoposto chi deve scegliere fra colpire i suoi compaesani d’origine o quelli d’adozione. Una situazione peraltro ben nota agli Italiani del Nord confinanti con l’Austria, quando durante la prima guerra mondiale si trovarono a essere coscritti dall’Impero austroungarico, rispettivamente dall’Italia, con la non molto allegra prospettiva di essere comunque considerati dei traditori da almeno una delle due parti.
Uno scenario irrealistico sotto certi aspetti, ma un po’ meno sotto altri. Abbiamo l’esempio della fotografia fatta girare su Internet dei militi del nostro esercito in posa con la bandiera albanese, durante la guerra nei Balcani c’erano dei nostri fucili d’assalto che andavano a passare il week-end all’estero per poi essere riportati in patria il lunedì. Ma ora, con le guerre che hanno luogo in paesi poco lontani da noi e, soprattutto, con la minaccia del terrorismo islamico, il pericolo per il nostro paese sta aumentando di livello. Oggi abbiamo i Djihadisti che vanno a combattere con ISIS e che noi, idioti, lasciamo rientrare con un bagaglio d’esperienza – e forse di esaltazione – pronto a essere rivolto contro di noi.
È evidente che il problema non è da ricercarsi nei “secondos” (o “primeros” oppure “terceros”), il tumore è situato nella doppia, tripla o multinazionalità. Mi si dirà che non occorre il passaporto per compiere atti di terrorismo. Vero ma, perlomeno, se non sono naturalizzati, possiamo impedire loro il rientro in Svizzera dopo che se ne sono andati all’estero a prendere confidenza con delle atrocità che non abbiamo alcun interesse a importare.
Purtroppo, la multinazionalità è stata adottata nel 1992 e, visto l’alto numero di naturalizzazioni accordate da allora, oggi ben difficilmente un’iniziativa per toglierla avrebbe una possibilità di riuscire.
Comunque, se in caso di conflitto fra due paesi si può pretendere da un civile avente le due cittadinanze perlomeno la neutralità, lo stesso non si può esigere da un milite che è tenuto ad agire attivamente contro l’avversario. E quindi, perché non riservare il servizio militare unicamente ai detentori del solo passaporto svizzero?
Dai circa 600’000 militi di una volta, oggi abbiamo un effettivo di circa 200’000 che, con la nuova legge, si vorrebbe ridurre ancora a sole 100’000 unità. Non abbiamo 100’000 Svizzeri con un solo passaporto disposti a servire la Patria? Credo proprio di sì.
È una proposta provocatoria, immagino già la sinistra insorgere contro la creazione di cittadini di serie A e cittadini di serie B. Ma dopo anni che cittadini – i quali, per mero opportunismo, hanno richiesto e ottenuto la doppia o multinazionalità – godono di fatto di un privilegio negato a chi è “solo svizzero”, potrei senza remore accettare che il servizio militare fosse riservato a quest’ultimi.
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