È iniziato il «Toto-consigliere federale»

Ott 23 • L'editoriale, Prima Pagina • 451 Views • Commenti disabilitati su È iniziato il «Toto-consigliere federale»

Eros N. Mellini

Le dimissioni del consigliere federale Ueli Maurer hanno dato il via al «Toto-consigliere federale». Chi si candida, chi declina l’invito, chi piacerebbe al pubblico, chi meno, una ridda di nominativi appare quotidianamente negli organi di stampa.

Premesse

La prima premessa è di carattere istituzionale: in virtù della «formula magica», nessuno contesta che il successore dell’UDC Ueli Maurer debba essere un altro UDC. Stabilito questo, rimangono però delle premesse – non prescritte dal medico, s’intende, ma da una logica in funzione della rappresentanza linguistica (inderogabile) e del cantone di provenienza (meno importante ma auspicabile) – all’interno del partito.

L’UDC ha oggi un rappresentante di lingua tedesca (lo zurighese Maurer) e uno di lingua romanda (il vodese Parmelin). Quest’ultimo è considerato in quota della «Svizzera latina», quindi anche in qualche modo di quella di lingua italiana. Ora, essendo la Svizzera romanda già rappresentata dal consigliere federale vodese che non ha dato alcun segno di voler dimissionare, ed essendo il Ticino già presente in Consiglio federale con (purtroppo) il PLR Ignazio Cassis, è chiaro che il candidato dell’UDC dovrà essere uno svizzero-tedesco.

Nomi eccellenti purtroppo defilatisi…

Personalmente, mi sarebbero piaciuti – e sicuramente ne sarebbero all’altezza – Gregor Rutz (Zurigo), Toni Brunner (San Gallo) o Adrian Amstutz (Berna), tanto per citarne tre di indiscusse capacità. Il primo, oltre all’esperienza in Consiglio nazionale, è stato per otto anni segretario generale di UDC Svizzera sotto la presidenza di Ueli Maurer, il secondo ha coperto con competenza per otto anni la carica di presidente del partito e il terzo è stato per anni il nostro apprezzato capogruppo al Nazionale. Purtroppo, come detto, tutti e tre hanno espresso la loro rinuncia a candidarsi. A questi, aggiungerei naturalmente Magdalena Martullo Blocher, le cui doti manageriali sono sotto gli occhi di tutti con il successo dell’azienda Ems Chemie da lei diretta. Anche Esther Friedli, consigliera nazionale e compagna di Toni Brunner era stata data per papabile, ma si è chiamata fuori.

… e altri candidati certamente non meno capaci

Non meno capaci sono i due candidati che hanno finora dichiarato la loro disponibilità: Albert Rösti e Werner Salzmann, ambedue del canton Berna. Il primo, consigliere nazionale con quattro anni di presidenza del partito, un curriculum professionale di tutto rispetto (ingegnere agrario con dottorato in scienze tecniche, MBA negli USA specializzazione in finanza, diverse funzioni professionali a livello dirigenziale) è conosciuto come persona conciliante e pronta al dialogo, pur rimanendo fedele alle linee rigorose dell’UDC nelle questioni fondamentali.

Werner Salzmann, consigliere agli Stati, pure lui ingegnere agronomo, è forse meno conosciuto di Rösti. Nondimeno, per  come lo conosco ormai da anni, è un fautore della linea UDC senza se e senza ma.

L’ipotesi astrusa

Sui «social network» si fanno naturalmente le più svariate ipotesi, o forse sarebbe meglio parlare di pii desideri. Il più astruso, al momento, è quello di una candidatura di Marco Chiesa. Astruso non perché il soggetto non sarebbe all’altezza, ma perché solo una serie di fortunate circostanze ne permetterebbero l’elezione.  Ossia, che l’attuale UDC romando dimissionasse contemporaneamente a Ignazio Cassis. Perché, se è inimmaginabile che due Ticinesi siedano contemporaneamente in Consiglio federale, è altrettanto utopico pensare che l’UDC rinunci al seggio svizzero-tedesco a favore di due «latini» per bravi che siano. Sono il primo ad auspicare che il prossimo consigliere federale di lingua italiana sia Marco Chiesa ma, perché ciò avvenga, occorre in primis che il consigliere federale UDC romando lasci la carica e, secondo, che non ci sia in quel momento alcun «ministro» Ticinese.

Il sistema d’elezione parlamentare

Quando, nel 2013, si votò l’ultima proposta di procedere all’elezione del Consiglio federale da parte del popolo, l’iniziativa fu «asfaltata» con il 76,3% dei voti. A mio avviso, fu soprattutto per colpa del testo complicatissimo dell’iniziativa stessa. Di fronte a frasi come «Se al termine della procedura ordinaria non risultano elette almeno due persone delle regioni francofone e italofone, l’iniziativa prevede quanto segue: i seggi del Consiglio federale riservati a queste due regioni sono assegnati sulla base di un sistema di calcolo particolare che utilizza la cosiddetta media geometrica e attribuisce ai voti delle regioni francofone e italofone un peso maggiore. Funziona così: il numero dei voti che i candidati domiciliati nelle regioni francofone o italofone hanno ottenuto in queste regioni è moltiplicato per i suffragi ottenuti in tutta la Svizzera e dal totale si estrae la radice quadrata. Sono eletti i candidati che totalizzano la cifra più elevata. A questi ultimi dovranno cedere il posto i candidati domiciliati nella Svizzera tedesca o retoromancia che nella procedura ordinaria hanno ottenuto il minor numero di voti ma pur sempre raggiunto la maggioranza necessaria.», il cittadino non poteva che spaventarsi e optare per lo status quo. Sarebbe stato ben più ragionevole votare il principio (che avrebbe potuto ottenere una maggioranza), per poi prendersi il tempo per elaborare la legge d’applicazione che considerasse i fattori succitati senza chiedere al popolo di esprimersi sugli stessi.

Peccato, perché il principio è sacrosanto e non si capisce perché debba funzionare perfettamente a livello cantonale e comunale, ma non a quello federale.

La pecca del sistema attuale è che il candidato deve essere eletto dall’assemblea federale, ossia anche dagli altri partiti i quali, ovviamente, sceglieranno il candidato secondo loro più malleabile e disposto ad accettare le loro politiche. Quindi, tanto meno un candidato si profila per il partito avversario e tanto più chances ha di essere eletto. Nel nostro caso, tanto meno il nostro candidato è fedele all’UDC e tanto più sarà ben accetto dai partiti avversari. È ciò che a suo tempo portò all’elezione di consiglieri federali che di UDC avevano solo l’etichetta, tipo Samuel Schmid o Eveline Widmer-Schlumpf.

Il cambio di ruolo

In ogni caso, quale sarà il valore – dal punto di vista del partito – del nuovo eletto, ce lo dirà solo il tempo. Una volta nell’Esecutivo, infatti, il suo posto non sarà più sulle barricate dell’opposizione come nel Legislativo. La concordanza – per molti versi maledetta – gli (o le) imporrà degli atteggiamenti a volte in contrasto con il proprio carattere, specialmente se questo è particolarmente battagliero come fu il caso di Blocher o di Maurer. Atteggiamenti che spesso, il popolo interpreta come drastici cambiamenti di rotta, dei veri e propri tradimenti della politica partitica fin lì seguita. Francamente, non invidio la funzione del Consigliere federale, costretto sovente a un’ambiguità indigesta alla quale, qualche volta (non spesso, ma è successo) anche Ueli Maurer si è ribellato attirandosi subito gli strali della sinistra e dei media a essa asserviti.

Vedremo chi sarà il prescelto o la prescelta, i giochi sono aperti. Conosco personalmente i candidati in lizza e guardo con ottimismo al futuro.

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