Covid-19: molte domande blasfeme che richiedono una risposta!

Lug 10 • L'opinione, Prima Pagina • 448 Views • Commenti disabilitati su Covid-19: molte domande blasfeme che richiedono una risposta!

Rolando Burkhard

La pandemia di Covid-19- ha preso il mondo alla sprovvista. In Svizzera e all’estero si è reagito con un lockdown quasi totale che ha fortemente limitato la vita personale e che si è rivelato disastroso per l’economia. Anche in Svizzera. Si è agito adeguatamente o in modo esagerato? In ogni caso, la reazione appare quantomeno sorprendente, se paragonata alle prassi adottate finora in altri casi di pandemia. E come dovremmo reagire ora in caso di una ripresa dei contagi di Covid-19? Domande su domande.

Perché solo Covid-19?

Covid-19 non è stata e non è sicuramente la prima e unica epidemia che di fatto si è estesa a pandemia. Ma ha portato (in confronto ad altre malattie altrettanto pericolose e contagiose) a una reazione eccessiva a livello mondiale. Ciò sorprende. Perché allora, in casi di altre epidemie, non si è reagito e non si reagisce altrettanto drasticamente come per Covid-19?  Perché si evidenziano così tanto le statistiche di Covid-19 e si sorvola su quelle inerenti ad altre malattie pandemiche?

Anno dopo anno abbiamo trovato del tutto normale e innocua l’influenza definita «stagionale», che causa ben più vittime del Covid-19, ma che la politica sanitaria non degna di un benché minimo accenno (mentre sul Covid-19 si diffondono quotidianamente delle statistiche drammatiche per qualche decina di nuovi contagi, sul numero di vittime dell’influenza non si sente praticamente niente). Per non parlare delle varianti influenzali come l’asiatica, l’aviaria o la suina. E come la mettiamo con SARS, AIDS, malaria, ebola, febbre dengue, poliomielite, epatite C, meningite, lebbra, eccetera, che causano più vittime umane del Covid-19? O con malattie contagiose quali tifo, colera e peste, che sono ben lungi dall’essere debellate e che, a causa della nostra voglia di viaggiare in paesi esotici, sono altrettanto pericolose? C’è stato e c’è un lockdown per tutti questi casi? Assolutamente no!

Dei lockdown storicamente riportati si sono stati unicamente nei casi di peste nel Medio Evo e di influenza spagnola nel 1918. Peraltro con scarso effetto. Contro le altre malattie, a parte la ricerca di vaccini, poco o nulla è stato intrapreso (ah sì, scusate, dimenticavo: contro la diffusione dell’AIDS si è perlomeno gentilmente chiesto ai nostri omosessuali di utilizzare il più possibile il preservativo, e ai nostri drogati possibilmente di non usare delle siringhe già utilizzate!).

Discutibili valutazioni dei rischi

Ha così sorpreso l’imposizione generalizzata del lockdown nel caso del Covid-19, la quale causa danni economici miliardari e graverà sul nostro bilancio finanziario per molti anni a venire. E ci si chiede se, almeno in Svizzera, non sarebbero state più indicate alcune misure mirate nelle zone più a rischio. A che cosa è servito raccomandare di lavarsi le mani e proibire ai nonni di abbracciare i propri nipotini quando, nello stesso tempo, si è concesso praticamente il libero accesso in Svizzera a migliaia di frontalieri provenienti da territori ad alto rischio (e non solo al personale sanitario)?

Questa domanda rimane attuale. Perché, per ciò che riguarda il Covid-19, le cifre dei contagi stanno di nuovo crescendo dall’allentamento del lockdown, e bisogna aspettarsi una seconda ondata, come dimostrano degli esempi all’estero. Per esempio in Germania. Lì, la pandemia ha recentemente portato a un nuovo lockdown nel grande Land della Renania settentrionale-Vestfalia. Ciò, a causa di numerosi casi di Covid-19 nell’industria della lavorazione della carne Tönnies, che importa prevalentemente manodopera a buon mercato dagli Stati dell’est. Anche la Svizzera lo fa, grazie alla libera circolazione delle persone con l’UE, in particolare con la moltitudine di presunti indispensabili e praticamente incontrollati frontalieri. Sono davvero tutti necessari per la sopravvivenza della Svizzera? Nel contempo, ci si chiede anche se sia molto ragionevole oggi accogliere, su base facoltativa, ulteriori contingenti di presunti profughi, dei quali non pochi (perlomeno per quanto appurato) sono sospettati di essere portatori di Covid-19.

Domande su domande

Infine, apparentemente il virus Covid-19 muta in continuazione, come del resto fa ogni anno quello dell’influenza tradizionale contro il quale ci si può solo parzialmente vaccinare. Già domani ci potrebbe essere la nuova ondata di Covid-20, e poi il Covid-21. Cosa fare, allora? Lavarsi le mani venti volte al giorno invece di dieci? Mascherina obbligatoria anche per guardare la TV in casa? Un metro, invece di 50 centimetri di distanza dalla moglie? Perché non c’è limite all’autolesionismo.

Incombe su di noi, a causa di una possibile nuova ondata di Covid-19, un nuovo totale lockdown? Se sì, non sarebbe più opportuno, invece di un nuovo lockdown, eliminare alcuni fattori di rischio chiaramente importati o quantomeno ridurli (limitare, se necessario, il numero di lavoratori stranieri, nel senso dell’iniziativa UDC per la limitazione, controllare quotidianamente in modo rigoroso le frontiere, respingere ulteriori inutili “profughi” a rischio, ecc.)?

Domande su domande. Non serve lavarcene tranquillamente le mani, ignorando i veri problemi e volgendo lo sguardo altrove.

 

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