Aumenteranno le tasse, ma tranquilli solo dopo le elezioni
Non abbiamo fatto in tempo a chiudere le urne che l’ovvio è stato annunciato con altrettanta ovvietà: approvato dal popolo il freno al disavanzo, ora ci sorbiremo il moltiplicatore cantonale d‘imposta. Ovvero un aumento delle tasse. Lo ha annunciato settimana scorsa, in pompa magna, il presidente del governo ticinese Manuele Bertoli, che l’ha dipinto come quel mattoncino necessario per costruire la traballante casa del preventivo 2015.
Urla, strilli e disperazione, ma di cosa ci si stupisce? L’UDC e tutti coloro che si sono battuti contro l’introduzione del freno al disavanzo in occasione della votazione del 18 maggio, l’avevano detto e ripetuto fino allo sfinimento, che approvare un simile meccanismo avrebbe significato un aumento delle imposte. Ci hanno creduto in pochi e ora, in tanti raccoglieranno i frutti amari di un provvedimento iniquo e inutile. Repetita iuvant: il solo e unico modo per ridurre, o quantomeno contenere, l’esplosione dei costi e delle uscite è il freno alla spesa. Ma dal momento che una manciata di anni fa, l’aveva proposto Marina Masoni, è stato rifiutato da buona parte del Parlamento e da tutti i partiti di governo. Amen.
Il bello, si fa per dire, è che se non dovesse essere accettata l’introduzione del moltiplicatore cantonale d’imposta da parte del Gran Consiglio (è necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi), per l’anno prossimo si prospetta un deficit stimato tra i 230 e i 250 milioni di franchi!
Come cornice a questo bel quadretto è poi stato annunciato, anche questo per bocca di Manuele Bertoli, che il preventivo 2015 verrà difficilmente presentato prima delle elezioni cantonali, in programma nell’aprile dell’anno prossimo.
I politici sono sicuramente bravi a indorare la pillola per farla digerire agli elettori, ma che un preventivo da lacrime e sangue venga presentato solo a elezioni avvenute, onde evitare mazzate elettorali, è molto di più e molto peggio di una mossa politica: è una vera e propria porcheria. Oltre a essere un gesto inqualificabile da un punto di vista di etica politica – ognuno indossa le scarpe che gli calzano meglio – sottolinea la totale incapacità non solo del Governo, ma anche di buona parte del Parlamento, di risanare i conti pubblici.
Certo, chiamare il moltiplicatore d’imposta “nuovo strumento di disciplina finanziaria” fa più dotto, oltre che più chic, ma non cambia la natura dell’aberrazione. Il rientro di cui stiamo parlando è quasi un’enormità per un cantone come il Ticino. 130 milioni sono davvero molti, ma non tutti sono stupiti della somma perché negli anni in cui Governo e Parlamento avrebbero potuto intervenire e mettere in atto qualche misura concreta e di peso, si è preferito lasciar correre affidandosi, a dipendenza del proprio orientamento politico e personale, chi a nostro Signore, chi alla Dea bendata, chi a non si sa bene cosa. I risultati si vedono.
In ogni modo, anche con l’introduzione del moltiplicatore d’imposta, assisteremo, sono pronto a scommettere qualsiasi cifra, a una battaglia campale tra chi chiederà maggiori tagli e chi, al contrario, vorrà aumentare le imposte. È un film che si vede spesso, ma che non smette mai di annoiare.
Ormai siamo in campagna elettorale e sarà divertente assistere ai dribbling e agli escamotage dei partiti di governo per cercare di introdurre misure che non facciano sprofondare ulteriormente la situazione finanziaria cantonale e, nel contempo, siano in grado di non causare la perdita di un bel po’ di voti. Mettere la testa sotto la sabbia, ovvero rimandare la presentazione del preventivo 2015 a dopo le elezioni, potrebbe anche non sortire gli effetti sperati e rivelarsi un boomerang.
Il dramma è che la legnata, per quanto sonora potrà essere, non scuoterà la voglia di tatticheggiare di chi gioca a fare il furbo perché è a corto di idee e che tra i vari obiettivi non ha assolutamente il risanamento dei conti pubblici.
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