Altro che libera circolazione…

Mag 15 • L'opinione, Prima Pagina • 380 Views • Commenti disabilitati su Altro che libera circolazione…

Norman Gobbi
Presidente Consiglio di Stato

“Non tutti i mali vengono per nuocere”, recita il vecchio adagio. E spesso dalle crisi nascono nuovi elementi di giudizio, nuove opportunità, nuove applicazioni. Alla fine della Prima Guerra mondiale alcune invenzioni legate alle necessità degli eserciti entrarono, magari anche con anni di ritardo, nell’uso quotidiano. Per esempio le bustine del the, le zip, l’acciaio inossidabile per pentole e posate, e ancora l’utilizzo dell’orologio da polso, inventato però già nel 19esimo secolo.

Sono convinto che la crisi legata al coronavirus comporterà notevoli cambiamenti a livello mondiale – ben più importanti di quelli appena citati – sul piano economico, sociale, sanitario, ambientale, ecc. Qui ci interessa però fare una riflessione su aspetti particolari creatisi a livello locale, oltre che nazionale. E tra molte considerazioni, una in particolare assume valenza politica: la presenza dei frontalieri nel nostro tessuto economico (con relativo risvolto sociale). Se ci è chiaro, da sempre, che l’economia ticinese ha bisogno di manodopera straniera, l’attuale crisi dovrebbe spingerci a focalizzare meglio le reali necessità, che non possono essere legate solo a un discorso di minori costi del personale. Bisogna tener conto molto di più del valore umano del collaboratore, vera forza propulsiva che fa crescere l’azienda e quanto le sta attorno, anche grazie alla sua vicinanza territoriale, culturale e sociale con l’azienda stessa. Il blocco della frontiera, risultato dal blocco dell’attività economica per il contenimento dei contagi (ricordiamoci che in Ticino il virus è stato “importato” dall’Italia), ha sicuramente indotto diversi nostri capi azienda a fare alcune riflessioni. La stessa ripresa economica e sociale del Ticino e della Svizzera si giocherà sul consumo interno accresciuto. Lo stiamo proprio vivendo in questi giorni, immaginandoci come potrà riprendere il settore turistico. Per i nostri alberghi e per tutto il comparto della ristorazione sarà essenziale che i ticinesi, i residenti in Svizzera in generale, ritornino a consumare localmente. I consumi interni sono favoriti da un buon potere d’acquisto, ma anche dalla volontà di sostenere l’economia cantonale e nazionale. Non lo faranno di certo i lavoratori frontalieri.

È indubitabile che questa crisi ci dimostra la valenza della sovranità nazionale quale elemento vincente per superare i momenti difficili. Mi chiedo perché occorra attendere una crisi per capire che il successo della Svizzera si crea al suo interno. In particolare grazie alle sue intelligenze, ma pure traendo forza dalla propria tradizione, dalla propria identità, che ha portato la nostra Nazione a primeggiare in diversi campi, non da ultimo in quello sociale. Abbiamo visto le profonde falle dimostrate dall’Unione europea in questa crisi, con la necessità di ogni singolo Stato di trovare motu proprio la forza e le misure per tentare di superare l’emergenza. Nel momento più delicato della recente storia l’UE ha fallito la sua missione di coordinatrice, di istituzione forte per sostenere ogni sua componente.

La diffusione del virus Covid-19 ha spinto le autorità federali a posticipare l’appuntamento alle urne, fissato per il 17 maggio, per l’iniziativa UDC sulla limitazione dell’immigrazione (Begrenzungsinitiative). Decisione coerente, anche se sono convinto che il contesto attuale avrebbe portato ancora più gente ad appoggiare l’iniziativa. Ragionando in questi termini, è un peccato aver perso questa occasione. Ma quello che abbiamo visto attorno a noi in questi ultimi mesi rimarrà ben saldo nella mente di tutti. Non è una chiusura verso l’esterno – siamo e saremo sempre interconnessi con il resto del mondo – ma un rafforzamento del nostro tessuto sociale ed economico per il quale certi accordi diventano solo una palla al piede. Altro che libera circolazione…

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