Alcune domande a Christoph Blocher

Giu 12 • L'opinione, Prima Pagina • 363 Views • Commenti disabilitati su Alcune domande a Christoph Blocher

In merito all’annunciata fine dell’accordo-quadro

Il 26 maggio 2021, il Consiglio federale ha finalmente annunciato ufficialmente la fine dell’accordo-quadro istituzionale che avrebbe praticamente fatto della Svizzera un suddito dell’UE. Christoph Blocher fu, nel 2014 quando ancora il pubblico nemmeno sapeva dell’avvio di trattative in questo senso fra la Svizzera e l’UE, il primo a suonare il campanello d’allarme fondando a Zurigo il Comitato EU-NO, che avrebbe poi fatto una grande opera di comunicazione e aggiornamento sui pericoli insiti in tale trattato. E c’è da dire che se oggi la Svizzera può festeggiare lo scampato pericolo, ancora una volta – come nel 1992 con lo SEE – lo dobbiamo alla lungimiranza dell’ex-Consigliere federale. Abbiamo pensato di porgli qualche domanda ancora a caldo.

I.P.: Signor Blocher, oggi è una giornata storica per la Svizzera e, immaginiamo, per Lei in particolare. Che effetto Le ha fatto la notizia che, finalmente, il Consiglio federale si è arreso all’evidenza, decidendo di porre fine a questo dialogo fra sordi?

C.B.: Se sia una giornata storica, lo dirà il futuro. È in ogni caso un giorno di gioia: il 26 maggio è una giornata della libertà svizzera. Un’importante pietra miliare! Il governo ha deciso di tutelare i diritti popolari e di non cedere la sovranità legislativa e la competenza giurisdizionale. Per il momento è festa grande. Ma il 26 maggio 2021 è anche il giorno della vigilanza: purtroppo, c’è da temere che in futuro – con altri nomi e con altri toni – lo stesso scenario si ripresenti. Dunque, vino vecchio in botti nuove. Stiamo attenti – il tempo è dalla nostra parte. Occorre vigilare.

I.P.: Ricordiamo la prima riunione costitutiva del Comitato EU-NO a Zurigo, quando la notizia da Lei riportata dell’avvio di trattative per un accordo-quadro istituzionale con l’UE, ci colse di sorpresa. Praticamente nessuno, a parte Lei, ne era a conoscenza. Ci spiegò i pericoli insiti nell’accordo e ci disse: «L’eventuale votazione non è per oggi, potrebbe arrivare nel 2016 o nel 2017, ma dobbiamo prepararci». Ebbene, ci siamo preparati talmente bene che, alla fine, la votazione non ci sarà. Un successo che Le deve essere riconosciuto, come lo fu quello del 6 dicembre 1992 quando il popolo disse NO allo SEE. Quali affinità vede fra i due avvenimenti a distanza di quasi trent’anni dal primo?

C.B.: Non ho vinto io, bensì la Svizzera e i cittadini svizzeri. Inoltre, non ero solo – c’era parecchia gente dietro e davanti alle quinte. Io sono solo un dente dell’ingranaggio in questo schieramento. Sia nel caso dello SEE che di questo accordo-quadro, si trattava della stessa situazione: sia il trattato SEE, sia l’accordo-quadro esigevano un’integrazione della Svizzera nell’UE, per poi successivamente arrivare all’adesione. Entrambi erano fondamentalmente dei trattati coloniali indegni di un popolo libero.

I.P.: Il tiramolla del Consiglio federale con l’UE, a seguito evidentemente della consapevolezza crescente che l’accordo – nella forma negoziata – non sarebbe mai passato in votazione popolare, ha creato parecchi malintesi e irritato il nostro partner negoziale dal quale, verosimilmente, c’è da aspettarsi qualche tentativo di ritorsione. Come valuta la linea tenuto in questi anni dal Consiglio federale e, secondo Lei, cosa ci si può attendere adesso dall’UE?

C.B.: L’UE non è contenta – è comprensibile – perché non ha potuto imporre i suoi interessi. Tenterà di contrapporre il suo potere. Ma se lo fa, la Svizzera deve rifiutarlo e, in caso di recidiva, adottare gli stessi provvedimenti nei confronti dell’UE.  Ricordiamoci: la Svizzera acquista dall’UE più di quanto l’UE acquisti dalla Svizzera. Tocca alla Svizzera assicurare la sua libertà.

I.P.: La Berna federale pullula di euroturbo che – nonostante ostentino il contrario – farebbero moneta falsa affinché la Svizzera aderisse all’UE. C’è il rischio che il ritiro dai negoziati sia solo il fumo negli occhi che cela velleità ancora per nulla sopite?

C.B.: Questo pericolo sussiste. Per questo bisogna rimanere vigili. Guardatevi dagli euroturbo!

I.P.: Infine, Lei ha fondato l’ASNI nel 1986 e il Comitato EU nel 2014. L’ASNI, centrato l’obiettivo del rigetto dello SEE, ha continuato la sua attività esercitando una funzione di controllo e di critica nei confronti della Berna federale, spesso determinante per combattere progetti lesivi della nostra libertà e della nostra autodeterminazione. Sarà lo stesso con il Comitato EU-NO?

C.B.: No. Il Comitato EU-NO si prefigge di impedire il vincolo istituzionale con l’UE.  Ciò è stato per il momento ottenuto. Ma lo dobbiamo ancora impedire definitivamente, ossia dobbiamo ottenere una dichiarazione vincolante di Consiglio federale e Parlamento che in futuro non possa più esistere alcun vincolo istituzionale. E questa non c’è ancora. Solo a quel punto il Comitato EU-NO sarà sciolto. La lotta continua. È stata vinta una difficile battaglia per la conservazione della libertà – ma non ancora la guerra!

I.P.: Dopo la fine dell’accordo-quadro, il PS ha già programmato un’iniziativa per l’Europa. S’impegnerà personalmente per contrastarla?

C.B.: Naturalmente, se necessario e se sarò in grado di farlo.

I.P.: Signor Blocher, ci congratuliamo di nuovo con Lei per il successo e La ringraziamo per la Sua disponibilità.

C.B.: Grazie mille. Viva il Ticino. Viva l’UDC-Ticino!

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